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Ospedali romani ostaggio di sbandati, sindacati chiedono posti di polizia nelle strutture più a rischio

L'aggressione ad un'inferimera del San Camillo riaccende il faro sull'insicurezza negli ospedali romani dove gli sbandati bivaccano indisturbati. E così i sindacati propongono l'apertura di posti di polizia nelle strutture più a rischio

Ospedali romani ostaggio di sbandati, sindacati chiedono posti di polizia nelle strutture più a rischio

Dovrebbero essere luoghi di protezione e di cura, ma la verità è che negli ospedali romani non si può stare affatto tranquilli. L’ultimo caso, quello dell’aggressione ad un’infermiera del San Camillo, minacciata e colpita al volto da uno sbandato con precedenti penali che bivaccava nell’area esterna del Padiglione di cardiologia Puddu, ha riacceso il faro su una questione annosa. La sicurezza per dipendenti e pazienti.

L’aggressore non era uno sconosciuto, né alle forze dell’ordine né al personale ospedaliero e alla viglianza. Come racconta a Il Messaggero Marco Lelli, del sindacato infermieri Uil, infatti, “si tratta di un personaggio, attaccabrighe, già noto per altre segnalazioni al San Camillo”. Insomma, di uno dei disperati che gravitano abitualmente dalla struttura per passare la notte, chiedere l’elemosina oppure rubare. Sembra che il senzatetto fosse intento a razziare gli avanzi del vitto destinato ai pazienti quando uno sguardo di troppo lo ha mandato in escandescenze.

Controllare le decine di accessi del nosocomio per impedire che la storia si ripeta è impossibile, soprattutto da quando gli usceri sono stati pensionati. Ci sarebbero le guardie giurate ma, prosegue Lelli, “si concentrano al Pronto Soccorso”. Ed è altrettanto difficile assicurarsi che i soggetti allontanati non si introducano nuovamente all’interno. C’è gente lì che ha messo radici. Un fenomeno noto anche al direttore generale dal San Camillo Fabrizio D’Alba che, sempre dalle colonne del quotidiano di via del Tritone, si interroga su come risolvere la questione.

Un’idea su come si potrebbe fare è stata messa in campo Stefano Barone, segretario romano del Nursind, che propone “l’apertura di un posto di polizia interno all’ospedale oppure dei pattugliamenti soprattutto in prossimità del cambio di turno visto che la sola presenza delle guardie giurate non costituisce un deterrente”. Una soluzione che il Nursind vorrebbe esportare negli ospedali più a rischio.

Uno di questi è senz’altro il Policlinico Umberto I dove, lo scorso giugno, un portantino è stato massacrato di botte da un nigeriano con precedenti per resistenza a pubblico ufficiale, lesioni e violenza sessuale.

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