"Non se mena un down". E ancora: "Partije ncinque contro uno è popo da infami". Sono alcune delle "leggi" non scritte che regolano le dinamiche tra le baby gang capitoline, inclusa la banda "18", quella coinvolta nel pestaggio del disabile 17enne al quartiere Ostiense, nel maggio del 2021, e su cui sono stati avviati degli accertamenti investigativi. Il codice di comportamento, recuperato da alcune chat tra bande rivali, ora è agli atti dell'informativa che la Squadra Mobile ha consegnato alla Procura dei Minori di Roma.
Le 7 regole
Stando a quanto riporta il quotidiano La Repubblica, sarebbero almeno 9 i "dogmi" da rispettare. In cima alla lista: "Non se mena un down". Chi non lo rispetta rischia l'intervento della polizia - "ve se bevono" - oppure la furia delle gang avversarie: "Se trovano sanguinanti per terra". Ecco perché quando si è diffusa la notizia del pestaggio di Lorenzo (nome di fantasia) si è scatenato il putiferio. "Menate un Down. Ci avete tutta Roma contro. Avete scatenato un macello che manco vi immaginate. Avete fatto ntoppà gente seria ve siete praticamente suicidati", ricorda un amico a uno dei minori coinvolti nella vicenda. Le regole "parlano" chiaro: "Non se parte 'ncinque contro uno perché uno solo je doveva partì ". Quindi l'inevitabile punizione: "Je stiamo a annà ad aprì er c..o in 300".
Le ragazze delle baby gang e i video
Le ragazze delle gang hanno il "dovere" di difendere i fidanzati in caso di aggressione. E se non dovessero farcela da sole possono chiamare a raccolta le amiche: "Amo dovete mette nmezzo npo de pischelle". Se la vittima ha un atteggiamento inerme "viene proposto un vero e proprio regolamento di conti per vendicarlo", spiegano gli agenti della Squadra Mobile nell'informativa. Poi, c'è il capitolo foto, video e contenuti social: "Attenti a ciò che postate che semo tutti sotto controllo", ammonisce gli altri uno dei "baby bossss".
Il "delitto d'onore"
Se una delle ragazzine viene importunata da un membro di una banda rivale, bisogna intervenire. In tal caso, il pestaggio diventa una sorta di controverso obbligo morale: "Alle tre devo menà a uno c'ha scritto alla piskella mia c'è sta a prova", comunica il capo al resto della comitiva. A patto però, che ci sia un riscontro concreto, una "prova certa" del torto subito. Nel caso del 17enne pare che mancassero gli "estremi" per procedere con una spedizione punitiva: "Non ha 25 anni, non ha toccato il culo a nessuna ragazza, né niente.
Lo hanno picchiato per divertimento fino a fargli venire due bozze rosse sotto gli occhi e a malapena riesce ad aprirli". Quindi la mobilitazione in massa delle altre 10 baby gang capitoline: "Sabato queste sette facce di m..a si ritrovano sanguinanti per terra davanti mezza Roma all'Eur".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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