Cronaca locale

Rom finiscono nella zona chic. La rivolta: "Non è posto per loro"

Dopo lo sgombero del campo rom di via del Foro Italico un gruppo di nomadi è stato sistemato dal municipio in una delle vie più esclusive del quartiere Parioli. I residenti si dividono e c'è chi obietta: "Questo non è un posto per nomadi"

Rom finiscono nella zona chic. La rivolta: "Non è posto per loro"

Dalle baracche di via del Foro Italico ad una delle vie più esclusive dei Parioli. È questa la parabola di un gruppo di nomadi che vivevano nell’insediamento abusivo del quadrante nord della Capitale, sgomberato lo scorso agosto. Sono stati gli ultimi a lasciare il campo a ridosso della riserva naturale dell’Aniene, trasformato negli anni in una mega-discarica, la scorsa settimana. Tra i pochi in possesso dei requisiti necessari ad ottenere un alloggio.

Alloggio che, per caso o per fortuna, è capitato in una delle strade più ambite di Roma. "Il Campidoglio ha chiesto al nostro municipio di prendere in carico queste persone e hanno deciso di sistemarle all’interno di un locale assegnato al patrimonio municipale che si trova ai Parioli", ci spiega Holljwer Paolo, consigliere di opposizione nella seconda circoscrizione. "In questi giorni – va avanti l’esponente di Fratelli d’Italia – abbiamo protocollato una richiesta di accesso agli atti perché pare che il locale assegnato ai rom sia stato anche rimesso a nuovo, con circa 25mila euro tolti dalle risorse per il verde pubblico".

"Se fosse vero sarebbe quantomeno inopportuno visto come sono ridotte le aree verdi del territorio", polemizza Paolo. Quella all’ombra di Villa Borghese è una sistemazione provvisoria: sei mesi, un anno al massimo. Tanto basta però a far discutere, soprattutto quando i tuoi nuovi vicini di casa appartengono al gotha di finanza, imprenditoria e comunicazione. "Se sono preoccupato? Certo che sì, senza dubbio lo farò presente ai proprietari", ci dice il portiere di una lussuosa villa. Nelle stradine eleganti che affacciano sul palazzetto di proprietà del municipio si respira aria di diffidenza.

In molti storcono il naso. "Davvero? Ma come gli è venuto in mente?", ci chiede uno dei residenti. "Io non sono razzista – ci confida - però a casa mia hanno rubato sei mesi fa, qui i rom rubano in continuazione, se sono gli stessi che vengono a rubare a casa nostra non mi sembra giusto vederli qua". "I miei condomini? Non so come la prenderanno, credo che saranno preoccupati", ci dice un altro portinaio. "Non ho niente in contrario al fatto che le istituzioni li aiutino in questo modo ma dubito che possano integrarsi qui", va avanti dal gabbiotto all’ingresso di una palazzina dei primi del ‘900. "Loro sono rom, integrazione è una parola grossa", conclude.

È scettico anche un ventenne al volante di una grossa berlina: "Mi sembra assurdo, questo non è un posto per nomadi". "Mi dà un po’ fastidio e non mi sembra corretto mandarli a stare qui – continua – è poco rispettoso nei nostri confronti: a noi mica l’hanno regalata la casa, qui c’è gente che lavora giorno e notte per permettersi certi appartamenti". "Questa zona è molto controllata ma non fido comunque – prosegue il ragionamento - loro sono noti per gli atti illegali, credo sia fuori luogo ritrovarseli addirittura come vicini di casa". "E poi preferirei che al loro posto ci fosse una famiglia italiana", taglia corto.

Insomma, alla resa dei conti, nel quartiere roccaforte della sinistra radical chic, i fautori dell’accoglienza si contano sulle dita di una mano. Poche mosche bianche che di fronte alla notizia del nuovo vicinato restano impassibili. "Se si comportano bene che problema c’è? Possono restare anche più di un anno - commenta una signora - certo se cominciano a dare fastidio o a sporcare allora il discorso è diverso". "Se hanno bisogno di una casa e qui ce n’è una disponibile – conclude – perché non qui, ai Parioli?". "Succede in tutto il mondo, esperimenti del genere funzionano", ci assicura dalla sua auto, prima di ingranare la marcia e uscire dal vialetto di una strada privata.

"Bisogna capire se sono brave persone, è questo che conta, non il colore della pelle o il fatto che siano nomadi", le fa eco una ragazza che si è trasferita qui da qualche giorno. Ma la maggior parte di quelli che abitano da queste parti non ci stanno.

Accoglienza sì, insomma, ma lontano da terrazze e villini.

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