L’aveva nascosta in camera sotto un cumulo di coperte, priva di sensi per le botte, e ai poliziotti che hanno bussato alla porta ha detto: “Quella stanza in genere è chiusa perché utilizzata da un coinquilino”.
Stava per morire soffocata la 30enne picchiata selvaggiamente da Alessandro Greco, 42 anni agli arresti domiciliari per rapina a mano armata. Lei era andata a trovarlo nell’appartamento di Casal Bruciato, nella periferia di Roma, per portargli la cena. Lui dopo aver finito di mangiare l’ha aggredita a calci e a pugni sul viso e alla nuca.
È stata la vicina di casa a chiamare il 112 sentendo urlare: “Mi ammazza mi sta uccidendo”. Ma spaventato che qualcuno avesse sentito quelle grida d’aiuto, l’uomo ha preso di forza la compagna e l’ha rinchiusa in una stanza, sotto una montagna di coperte, minacciandola con un coltello di non fiatare.
All’arrivo della polizia del commissariato di Sant'Ippolito, il 42enne ha fatto finta di nulla assicurando che non ci fossero problemi, tanto che gli agenti dopo un veloce controllo dell’appartamento sono andati via. Ma per nulla convinti dalle risposte del criminale sono tornati indietro e scrutando dalle tapparelle del primo piano hanno visto la donna svenuta e quasi soffocata dalle coperte.
Immediatamente soccorsa in ospedale ha riportato un trauma cranico e lividi in tutto il corpo, curabili in non meno di tre settimane. L’uomo è stato condotto in carcere con le accuse di sequestro di persona, maltrattamenti in famiglia e lesioni gravi.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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