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Stupro a Viterbo, condannati i due ex militanti di Casapound

Giustizia per la donna vittima di stupro nel pub “Old Manners”. Piovono le condanne: 3 anni a Francesco Chiricozzi, 2 anni e 10 mesi a Riccardo Licci

Stupro a Viterbo, condannati i due ex militanti di Casapound

Condanne a 3 anni e a 2 anni e 10 mesi per Francesco Chiricozzi e Riccardo Licci, i due ex militanti di Casapound accusati di stupro di gruppo e lesioni aggravate ai danni di una 36enne che aveva denunciato di essere stata violentata all’interno del pub “Old Manners” di Viterbo. Lo ha deciso il gup del capoluogo della Tuscia al processo che si è svolto con il rito abbreviato.

Nel mese di settembre era stato disposto il giudizio immediato per i due imputati. I due giovani ex militanti di CasaPound, arrestati con l’accusa di violenza sessuale di gruppo e lesioni aggravate nei confronti di una donna di 36 anni. Il gip, Rita Cialoni, aveva accolto la richiesta della Procura fissando il processo al successivo 15 novembre. Sempre a settembre i due imputati avevano ottenuto gli arresti domiciliari.

Chiricozzi, consigliere comunale a Vallerano, un comune del Viterbese, e Licci, erano stati individuati dagli uomini della Digos. I due avevano conosciuto la vittima a una festa. Si erano poi successivamente spostati in un pub, l’Old Manners. Quando la donna aveva rifiutato l’approccio era stata colpita a calci e pugni fino quasi a svenire. Poi i due avevano abusato di lei, ripetutamente e a turno, filmando tutto con i cellulari.

Nei giorni successivi la donna, con coraggio, aveva deciso di denunciare lo stupro subito. Nei cellulari degli indagati erano state trovate le immagini. Per gli investigatori è stata una violenza inaudita. La donna è stata abusata più volte prima da uno e poi dall’altro per alcune ore, fino a quando non è stata abbandonata dai due ragazzi sotto casa. E il giudice per le indagini preliminari nel provvedimento con cui confermava il carcere aveva scritto: “Abusi con vittima semi-incosciente. In video scene raccapriccianti”.

Il 13 settembre scorso ai due giovani erano stati concessi, come detto, i domiciliari. La difesa aveva già più volte chiesto l’attenuazione della misura cautelare: una prima volta a maggio e una seconda a luglio. In entrambi i casi, però, la richiesta era stata respinta. Il giudice aveva poi accolto la richiesta, predisponendo, però, l’utilizzo del braccialetto dotato di gps.

Nei mesi scorsi, dopo che era stata depositata la perizia sui cellulari, passati al setaccio per ricostruire le chat in cui le immagini della presunta violenza sarebbero state condivise, la procura aveva chiesto il processo. Ora piovono le condanne. Qualcosa di abominevole accadde quella notte a Viterbo. Ora è il tempo dei giudici e dei processi che si spera assicureranno alla giustizia i criminali. Chiunque essi siano.

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