Vendono una casa e scappano. Ma non erano i proprietari

La denuncia delle vittime ha fatto partire le indagini. Grazie alla truffa, la banda era riuscita ad intascare ben 250mila euro

Hanno organizzato una truffa da 250mila euro vendendo una casa non di loro proprietà, e per questa ragione cinque soggetti sono finiti in manette in seguito all'ordinanza del giudice di Roma. A occuparsi del fermo gli uomini del comando provinciale della guardia di finanza, che hanno provveduto a rendere effettivo il provvedimento del gip, rintracciando ed arrestando tutte le persone coinvolte.

Tante le accuse mosse nei confronti dei membri della banda, che dovranno ora rispondere a vario titolo dei reati di falso ideologico, falsa dichiarazione a un pubblico ufficiale sulla propria identità, possesso di documenti di identificazione falsi, riciclaggio e autoriciclaggio in relazione a una truffa nel settore delle compravendite immobiliari. Questo quanto riportato da Il Tempo, che ha ricostruito l'intera vicenda.

Secondo quanto dichiarato dalle autorità, il gruppo era riuscito a vendere una casa non di sua proprietà, riuscendo ad intascare ben 250mila euro. Sono state le denunce presentate dalle persone coinvolte e rimaste vittime della banda a far scattare le indagini da parte degli inquirenti. I cinque criminali, infatti, avevano utilizzato lo stesso appartamento romano per truffare più individui in tempi diversi, riuscendo infine ad ingannare una famiglia in procinto di acquistare la sua prima casa a Prati, come ricostruito dagli agenti del nucleo di polizia economico-finanziaria di Roma e della sezione di polizia giudiziaria della guardia di finanza.

In particolare il piano prevedeva la pubblicazione su un noto sito web di un annuncio di vendita, operazione effettuata dal 51enne Mario Mattei, che si spacciava da agente immobiliare. Toccava poi alla 45enne Nagla Alagrebi recitare il ruolo di proprietaria dell'appartamento, servendosi di un documento contraffatto. L'atto di compravendita veniva quindi stipulato di fronte ad un notaio, completamente all'oscuro della frode. I 250mila euro intascati come pagamento e versati su un conto corrente aperto erano stati poi prelevati dalla Alagrebi, che aveva effettuato alcuni prelevamenti in contanti e due bonifici a favore di società servendosi di una identità falsa.

Indagando sulle sopracite società a cui era destinati i bonifici, gli inquirenti sono arrivati anche ai nomi di Massimo Mannarà (60 anni), Francesco Carpentieri (57

anni) e Mario Bazzurri 51 anni. Tutti coinvolti nell'attività illecita. Le indagini, cominciate nel gennaio del 2021, si sono concluse lo scorso mese di giugno: nelle ultime ore, finalmente, gli arresti.

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