da Roma
Il primo vero scontro della XVI legislatura tra maggioranza e opposizione scoppia sulla televisione. Un confronto vibrante che mette improvvisamente in pausa il dialogo tra Pdl e Pd, riesuma molti degli antichi stilemi antiberlusconiani e riporta su giornali e agenzie un ampio repertorio di titoli sulle leggi ad personam - o «ad retem» - volute dal presidente del Consiglio.
I quotidiani non sembrano voler contemplare neppure il beneficio del dubbio. E parlano apertamente di «norma salva Rete4», con riferimento allemendamento presentato al decreto sugli adempimento comunitari, pensato per correggere le infrazioni indicate dallEuropa sulla materia televisiva. Il centrosinistra, a sua volta, lancia le sue accuse e dice chiaramente che invece di rispondere alle osservazioni avanzate dalla Ue alla legge Gasparri - che potrebbero costare al nostro Paese la condanna a una multa salata da parte della Corte di giustizia di Lussemburgo - la nuova normativa punta in realtà a congelare lattuale situazione fino al completo passaggio alla tv digitale in favore degli attuali operatori tv presenti sul mercato, e in particolare di Rete4.
Questa tesi, però, viene smentita seccamente da Paolo Romani. «Su questa vicenda sono state dette molte inesattezze, dettate forse da scarsa conoscenza e dalla complessità della vicenda» spiega il sottosegretario allo Sviluppo economico con delega alle Comunicazioni. «Non cè nessuna sanatoria per chi oggi opera nella tv analogica. Lemendamento riguarda solo la tv digitale, il cui mercato vogliamo aprire maggiormente. Rete4, quindi, non centra proprio un bel niente». Le accuse che piovono dallopposizione, sia pure con sfumature diverse tra Pd, Idv e Udc, sono quindi, secondo Romani, «palesemente false». Per il sottosegretario, infatti, lemendamento risponde alle tre osservazionì formulate dalla Ue alla legge Gasparri: 1) trasforma il titolo abilitativo per gli operatori tv sul digitale da licenza a semplice autorizzazione 2) apre a tutti i soggetti autorizzati (e non più solo a quelli già attivi sullanalogico) le frequenze tv 3) fissa un termine, coincidente con lo switch-off (2012) per la fine delle autorizzazioni sugli impianti analogici, ribadendo che lassegnazione delle frequenze digitali «avverrà secondo criteri europei (equità, trasparenza e non discriminazione)».
Tutto ciò, secondo Romani, non produrrà alcun effetto concreto a favore di Rete4 visto che non cè alcuna modifica del titolo che le consente di trasmettere. «Ho cercato di spiegarlo nel corso del dibattito ma evidentemente lidea di avere un feticcio antiberlusconiano risultava troppo gradita. Comunque chi si occupa della materia, quando si è reso conto di cosa si trattava e che tutto era basato su una base tecnica fallace, ha modificato il tiro e cambiato bersaglio, lanciando accuse vaghe e generali. Qui lunica cosa vera è che se non ci muoviamo arriviamo al terzo grado di giudizio europeo e lItalia sarà costretta a pagare una multa salata».
Il titolare delle Comunicazioni fa notare che lobiettivo del provvedimento in discussione «non è certo quello di restringere ma di allargare il campo degli attori del settore». «È paradossale sostenere che con la nuova norma potranno entrare nel digitale soltanto coloro che già operano sullanalogico. Piuttosto quando le trasmissioni saranno in digitale ci sarà una moltiplicazione di canali tale che il problema dellaccesso verrà eliminato. Anzi se il governo Prodi non avesse posticipato il passaggio al digitale dal 2008 al 2012 il problema sarebbe già stato risolto». Esiste quindi la volontà di accelerare lungo la strada della rivoluzione digitale? «Sì. Probabilmente procederemo gradualmente per aree geografiche.
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