"Romani porci": bufera sulla battuta di Bossi

Il leader della Lega lancia la versione «padana» di Spqr ed è subito caos. Il Pd annuncia una mozione di sfiducia, Alemanno chiede l’intervento del premier, gli avvocati querelano, indignati artisti e calciatori. Il Senatùr: «Scherzavo, ma forse si sentono in colpa...»

"Romani porci": bufera sulla battuta di Bossi

Roma Aveva appena detto di non voler fare polemiche, a proposito delle critiche di Montezemolo, e Bossi ne scatena una di tutto rispetto. Il motto «Roma ladrona» è ormai superato e il leader delCarroccio lancia l’interpretazione leghista dell’acronimo latino Spqr. «Qui al nord- dice Bossi- Senatus PopulusQue Romanus si dice “Sono Porci Questi Romani”».
Una vecchia battutaccia da banchi di scuola, che rifà il verso a film goderecci di Vanzina come all’ultimo di Julia Roberts e ai fumetti di Asterix. Ma Bossi parla al suo popolo, che nella notte di domenica è riunito in Brianza, a Lazzate, per scegliere Miss Padania. E la frase che storpia lo stemma dell’Urbe, «Il Senato e il popolo romano», viene accolta con un’ovazione significativa. Ci si sbellica dalle risate e ci si spella le mani su quello sfottò del logo della Città eterna e della sua storia. Fatto proprio dal Senatùr per antonomasia.
«Dopo il federalismo - ripete ai microfoni di TelePadania- si farà il decentramento dei ministeri, che non possono stare tutti a Roma». Quanto al Gran Premio di Formula 1 di Monza che si potrebbe spostare a Roma, il ministro delle Riforme commenta, sprezzantemente, «lì corrono sulle bighe».
Ce n’è abbastanza per scatenare una bufera: reazioni offese da esponenti delle istituzioni, soprattutto romane, della maggioranza, delle opposizioni. Anche di attori come Boldi e Bisio, cantanti come Zero e calciatori come il capitano della Roma, Totti: «Venga a dire queste cose davanti al Colosseo o sotto la Curva Sud». Si mobilitano il popolo Viola, quello di Facebook, circoli giovanili di destra, centro e sinistra, il Codacons con un esposto, l’associazione forense con una denuncia per diffamazione. E nei Palazzi della politica, si parte con una mozione bipartisan nel Comune capitolino che reclama scuse formali, si passa per qualche richiesta a sinistra di dimissioni e il solito appello al Quirinale dell’Idv e si finisce con Franceschini che annuncia una mozione di sfiducia personale del Pd, subito appoggiata dai dipietristi.
Per il sindaco di Roma Alemanno «Bossi ha veramente superato il segno» insultando Roma e la sua storia: «Ho scritto al premier Berlusconi, perché intervenga». La presidente della Regione Lazio Polverini parla di «battuta volgare che male si addice a un ministro», e il numero uno della Provincia Zingaretti chiede scuse o dimissioni.
A questo punto, prima minimizza lo staff bossiano («Anche un bambino capirebbe che si tratta di una battuta»), poi lo stesso leader quasi rilancia: «La mia era solo una battuta alla Asterix, ma vedo che ne hanno fatto un casus belli. Vuol dire che si sentono in colpa. Del resto, al nord hanno portato via prima l’aeroporto di Malpensa e adesso vogliono prenderci anche il Gran Premio di Monza. Il Giro d’Italia non arriva più a Milano, a Venezia hanno impedito di avere le Olimpiadi. Si capisce che il nord non può amare Roma. Io non ce l’ho con il popolo romano, ma con Roma apparato, che ruba la libertà e la ricchezza a chi la produce».
Niente scuse, insomma. E Alemanno replica: «Anche le battute e le parole possono essere pietre. In ogni caso, Roma non ruba nulla a nessuno». E Veltroni: «Bossi rispetti Roma e i romani, ha insultato milioni di persone».
Nel governo e nel Pdl si prendono le distanze. «Provocazioni inaccettabili», sbotta il ministro finiano Ronchi. «Bossi va invitato amichevolmente a smettere», dice il collega La Russa. Alcuni smorzano la polemica.

«Stavolta l’ha detta grossa-ammette Frattini-, ma saprà farsi perdonare dai romani». Gasparri parla di «fesseria per placare la plebe». «Tanto rumore per nulla», dice la Boniver. «Battute fastidiose» per la romana doc Meloni, ma non una «linea politica».

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