Romania, la vittoria di Basescu sconvolge sinistra e sondaggi

Romania spaccata in due dopo la diffusione dei risultati ufficiali del ballottaggio delle elezioni presidenziali di domenica. Dopo una notte di incertezza nel corso della quale entrambi i contendenti si erano proclamati vincitori, alla fine ha prevalso il capo dello Stato uscente Traian Basescu, esponente del centrodestra. Ma il margine di vantaggio è talmente esiguo (circa il 50,3 contro il 49,7 per cento del suo rivale socialista Mircea Geoana) da far gridare alla truffa il campo opposto. È già stato annunciato un ricorso alla Corte costituzionale.
I sostenitori di Geoana si dicevano sicuri della vittoria del loro candidato. Le loro certezze si basavano sui sondaggi diffusi prima del voto, sempre favorevoli allo sfidante, ma anche sugli exit poll resi pubblici alla chiusura dei seggi, che vedevano il leader della sinistra in vantaggio di circa un punto su Basescu.
Paradossalmente, non avevano torto, ma non hanno neppure ragione a pretendere di aver vinto. Sembra infatti che la differenza a favore di Basescu l’abbiano fatta i voti dei romeni all’estero (dove hanno votato in più di 200mila): oltrefrontiera infatti il presidente uscente ha stravinto, arrivando a sfiorare il 78% in Italia. Gli exit poll erano dunque sostanzialmente veritieri, ma Geoana ha perso lo stesso.
Nonostante l’ufficio elettorale abbia proclamato ufficialmente la rielezione di Basescu, il partito socialista ha comunque annunciato di non voler accettare il risultato. «Abbiamo prove di frodi - ha detto il vicepresidente del partito, Liviu Dragnea -: gli exit poll in controtendenza, l’ampio numero di voti annullato, tutto ci porta a contestare questo risultato». Accuse però non condivise dall’Osce, che ha definito l’andamento elettorale «in linea» con gli standard dell’organizzazione: insomma, le elezioni sono state regolari.
Le contestazioni degli sconfitti aggraveranno certamente il clima di instabilità politica in Romania: è quasi scontato che verrà chiesto il riconteggio dei voti, mantenendo così la situazione in sospeso per altre settimane. Ma è più che probabile che alla fine Traian Basescu rimarrà presidente con un mandato che dura fino al 2014 e che dovrà occuparsi di problemi molto seri. Primo fra tutti la corruzione dilagante soprattutto nella classe politica: Geoana aveva battuto con insistenza su questo tasto, accusando Basescu di tollerarla. Dovrà inoltre procedere alla nomina di un nuovo capo del governo, dopo che in ottobre la sinistra era riuscita a far cadere un esecutivo di centrodestra. C’è poi la delicata questione pendente delle richieste che il Fondo monetario internazionale, l’Unione Europea e la Banca Internazionale pongono a Bucarest per sbloccare un megaprestito da 20 miliardi di euro: l’approvazione di una legge unica sugli stipendi statali, una riforma delle pensioni e infine il cruciale bilancio 2010, con tagli alla spesa pubblica e con una riduzione del deficit di bilancio.
Il presidente neo-eletto, per ora, si limita a far trapelare dal suo quartier generale che intende lanciare negoziati «nell’immediato» per la formazione di un nuovo esecutivo. Proposito che potrebbe risultare tutt’altro che semplice, visto che da solo il partito di Basescu non ha i numeri in Parlamento e che i liberali, terza forza politica in Romania, avevano già scelto di schierarsi dalla parte di Geoana alle presidenziali.
Il rischio se non si riuscirà a trovare un primo ministro, che per la fragile Romania in piena crisi economica è un incubo, è quello che si debba presto ricorrere alle elezioni anticipate.

Toccherà a Basescu risolvere il nodo. I critici del presidente dicono che le sue qualità politiche sono più visibili nel rapporto con il popolo che in quello con i suoi legittimi rappresentanti. È venuto il momento di smentirli con i fatti.

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