Ron, Povia e Nair fanno festa con Ratzinger

Il rinato Rosalino: «Ero cattolico per formazione, ora lo sono per convinzione»

Jacopo Granzotto

da Roma

Papa Boys, non cambia la sostanza. Il secondo atto della genesi del giovane popolo credente ricalca il primo. Stessa atmosfera, stesse diocesi, stessi gadget, stesso papa acclamato: Giovanni Paolo II. Ratzinger rompe il ghiaccio ma solo alla distanza perché il tradizionale incontro preparatorio alla celebrazione della Giornata mondiale della Gioventù, serve per proclamare, ancora una volta, il mito di Karol.
In piazza San Pietro sfilano danzatori e cantanti vicini al mondo cattolico: da Ron a Povia a Nair.
Da Centocelle a Colonia si cerca di inneggiare a «Benedetto» mentre lo speaker ricorda che «Wojtyla purtroppo non c’è più». Tocca farsene una ragione. Alle 17, sotto un sole che ti squaglia attacca Ron con il suo Uomo delle stelle. Silenzio assoluto, di show televisivo si tratta, così il servizio d’ordine mette tutti a sedere per non impallare le telecamere. Deve soccombere anche uno spilungone tedesco che a malincuore ammaina il rosso vessillo della diocesi locale. Tiepida accoglienza per Rosalino che stenta a farsi sentire fino in fondo per via della debole amplificazione. «Sono credente e praticante - dice - prima lo ero per educazione familiare, ora dopo alcune vicende personali mi sono avvicinato davvero alla fede. L’altra sera ho fatto le prove, erano le sette, c’era il deserto attorno e un forte vento, l’atmosfera mi ha portato al ricordo di Giovanni Paolo II che ho incontrato due anni fa».
Segue Fuori di Niccolò Agliardi che fa da antipasto al tripudio annunciato di Povia. Il vincitore di Sanremo venderà pure poco ma è atteso dalla folla come un altro idolo da fotografare col videocellulare. I ragazzi cantano e gracchiano Vorrei avere il becco quasi all’unisono, colpa dell’immane riverbero procurato dal colonnato. Povia declama: «Nonostante tutte queste guerre che insanguinano il mondo la speranza è viva. E lo dobbiamo a Giovanni Paolo II». Finalmente «eccolo», urla la folla e tutti salgono in piedi sulle sedie di plastica. Qualcuna si piega all’incontenibile peso dell’esuberanza. È qui la festa. Ora il servizio d’ordine deve soccombere, perché è arrivato il papa che tutto sorridente si fa due giri della piazza con la sua papa-mobile per la gioia dei giovani fotoreporter. Per mezz’ora Karol non c’è più, solo per mezz’ora.
Sul palco sale Nair, è visibilmente emozionata ma riesce a cantare bene. «Prima di salire sul palco ero carica come una molla - confessa - il Magnificat, composto da Marco Frisina era stato scritto per Mina, ma lei è contralto e io sono soprano, dunque un po’ di differenza c’è stata». Cala il sole e arriva Enrico Fabris, doppio oro ai giochi olimpici di Torino. Gli chiedono di Ratzinger e lui parla di Wojtyla: «Un grande. È stato capace di avvicinare i giovani alla religione». Amen.
Ma tra Ron e Povia doveva esserci Simona Bencini, per lei la canzone E ti vengo a cercare di Franco Battiato. Una defezione in extremis dovuta alle ingessate regole della par condicio. La povera Bencini, ex voce dei Dirotta su Cuba, teneva a questa partecipazione per farsi conoscere dalle nuove generazioni (quelle che comprano i dischi) e c’è rimasta male. «Mi dispiace, ma non ho mai fatto alcuna dichiarazione di voto. Non capisco questa esclusione».

La Rai non gli ha perdonato la sua disponibilità a chiudere la campagna elettorale della Rosa nel Pugno ieri sera a piazza Navona assieme a Peter Gabriel. Quando arriva la croce dell’Anno santo in molti cominciano il deflusso anche perché si alza il vento e il termometro cala di brutto; per papa Ratzinger c’è ancora tempo per entrare nei cuori della gente.

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