In Champions come in Uefa, in Europa non ci si può distrarre mai. Perchè la nuova dimensione europea, che il Milan sembrava aver assimilato e metabolizzato contro Zurigo e Heerenveen, può sempre giocare brutti scherzi. Brutti scherzi come quello di restare a bocca asciutta contro una squadra come il Braga che, visti i primi quindici minuti della partita, sembrava avere poche velleità di uscire da San Siro imbattuta. Alla fine la vittoria arriva, ci pensa ancora una volta Ronaldinho, nuovamente decisivo al Meazza, a un respiro dal triplice fischio finale, ma quanta fatica. E così il Milan può sorridere per il risultato, per il passaggio del turno messo quasi in cassaforte, un po’ meno per il gioco espresso, soprattutto nel secondo tempo, dove solamente Gattuso e Emerson hanno brillato, dove Inzaghi ha sprecato malamente di testa gli unici due palloni giocabili di tutta la partita, dove Flamini ancora fatica a essere determinante nella manovra rossonera.
Sulla carta, era la partita ideale per Ancelotti per lanciarsi in esperimenti tattici, turn-over e in un graduale reinserimento in squadra degli infortunati. Ecco così esordire il tridente puro Sheva-Inzaghi-Pato, ecco finalmente dopo due mesi di tribolazioni lo svizzero Senderos, arrivato a Milanello nell’estate scorsa ma ancora a secco di partite ufficiali, ecco Kaladze al centro della difesa, ecco un Emerson vero vice-Pirlo nel cuore del centrocampo rossonero.
Tridente e Senderos, dunque: gli occhi erano quasi tutti per loro. Il duro lavoro di “messa a punto”, a cui si sta sottoponendo da quando è arrivato a Milanello, sta facendo tornare a splendere Shevchenko. È lui sulla destra a mandare più volte fuori giri Evaldo, è lui a imbeccare al 39’ del primo tempo la testa di Inzaghi che spara alto sopra la traversa, è lui ad andare al tiro più volte, difettando di mira, ma non di intraprendenza. Dall’altra parte Pato agisce a intermittenza: duetta bene con Jankulovski, va sul fondo, cerca l’uno contro uno, per poi spegnersi e diventare oggetto anonimo dell’attacco rossonero per lunghi tratti della partita. E così come il brasiliano l’attacco del Milan va e viene: produce almeno 4 occasioni nei primi dieci minuti di gioco, torna a spaventare Eduardo verso la fine del primo tempo, per poi restare clamorosamente enigmatico nell’avvio di secondo tempo. Ancelotti cerca di donargli nuova verve inserendo Ronaldinho e Seedorf: l’olandese è decisamente il più intraprendente ma è Dinho a salvare il Milan da un balbettante pareggio, due minuti dopo il novantesimo con un missile all’incrocio dei pali sul quale Eduardo nulla può fare. «Sono doppiamente felice per questo gol. Ancelotti ci aveva detto che sarebbe stata una partita difficile. Gol meritato», ha concluso Ronaldinho.
In salita è stata la partita dell’“uomo nuovo” di casa rossonera, Philippe Senderos, forse scottato, forse intimidito dall’abbraccio che San Siro può regalare. Anche quando si contano più seggiolini vuoti che spettatori.
La prima volta che Renteira si affaccia dalle sue parti, manca l’anticipo e spalanca all’avversario la strada verso Dida; la seconda potrebbe andare anche peggio se Dida non fosse strepitoso sull’esterno sinistro di Peixoto, salvo poi meritarsi gli applausi della curva al 15’ della ripresa quando interrompe in scivolata la percussione di Luis Aguiar. Il dazio con San Siro è pagato, non resta che aspettare la condizione migliore.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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