Ronchi: «È l’occasione per rilanciare il Sud Con il Carroccio anche alle amministrative»

Il ministro delle Politiche comunitarie difende provvedimento e alleanza: «Una riforma che unisce»

da Roma

Altro che «grimaldello per accentuare le divisioni. È vero il contrario: il federalismo fiscale sarà il gancio che plasmerà ancora di più l’alleanza tra Pdl e Lega». Andrea Ronchi, ministro per le Politiche comunitarie ed esponente di An, ne è convinto da tempo. E lo è ancora di più da mercoledì sera, quando a palazzo Grazioli, a ora di cena, «Silvio Berlusconi e Umberto Bossi hanno concordato che la nostra esperienza fondamentale di governo nazionale proseguirà allo stesso modo anche a livello locale».
Nessuna divisione quindi in vista delle prossime amministrative?
«Assolutamente no, Pdl e Lega correranno insieme».
Intanto, dopo alcune fibrillazioni, concordia anche sul disegno di legge approvato dal Cdm?
«Nessuna fibrillazione. Siamo davvero soddisfatti perché è stato messo a punto un testo condiviso, al termine di un lavoro di squadra che ha recepito le esigenze di tutti. E va riconosciuta al ministro Calderoli la grande capacità di ascoltare le varie sensibilità presenti nella coalizione».
Ministro Ronchi, il suo slogan è «meno sprechi e meno tasse». Ma siamo sicuri che alla fine con il federalismo si risparmierà?
«Avverrà di sicuro. Si avrà un’imposizione fiscale più leggera. E attraverso la razionalizzazione delle spese effettuate dagli enti locali, eliminando quindi tutti quei rivoli che producono inefficienza, si risparmierà».
Nessuna tassa in più?
«Abbiamo lavorato tutti per evitarlo. Lo avevamo promesso in campagna elettorale e ce l’abbiamo fatta».
Non tutti però concordano sulla bontà del progetto. Qualcuno è convinto che si danneggi il Sud.
«La questione non esiste. Anzi, la riforma smentisce le critiche della sinistra, perché non ci saranno strappi tra regioni più ricche e più povere e non si accentuerà il divario tra Nord e Sud. Il nostro sforzo, invece, va nella direzione di uno sviluppo sostenibile e solidale, nell’ambito dell’unitarietà dello Stato. Con l’obiettivo di voltare pagina, far cambiare volto all’Italia e ripianare semmai il gap esistente».
Con un occhio di riguardo magari verso le infrastrutture.
«Dobbiamo tenere conto delle realtà del nostro territorio, complicato, eterogeneo, e indirizzare le spese verso obiettivi qualificanti. Questa è l’occasione giusta per far in modo che il Mezzogiorno recuperi il ritardo accumulato, grazie a un’azione mirata di riqualificazione. La nostra concezione di federalismo unisce e non spezzetta, grazie anche al sistema della perequazione. Per far sì che l’Italia non vada a due velocità, ma a una sola: quella che porta allo sviluppo».
Quali sono i punti chiave della riforma?
«I nostri principi cardine sono ben chiari.

Introdurre il concetto di costo standard, ridurre la pressione fiscale, razionalizzare e migliorare la qualità della spesa, responsabilizzare le amministrazioni locali, attraverso anche una necessaria trasparenza, che farà venir fuori i virtuosismi da prendere a modello. Si tratta, in definitiva, di una riforma che tutela la solidarietà e che rafforza l’unitarietà dello Stato, grazie anche al coordinamento previsto dalla Conferenza permanente, il cui ruolo va anche rafforzato».

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