Politica

La Rosa nel pugno rimane sulle spine: «Forse dovevamo essere più cattivi»

Gli exit poll davano l’alleanza al 4%, ma il dato provvisorio ha deluso militanti e vertici

Emanuela Fontana

da Roma

Al Caffè letterario di viale Ostiense l’entusiasmo scende con il calare della sera. Si abbassano le luci del locale chic di un quartiere popolare di neo-divertimento notturno scelto dalla Rosa nel pugno come quartier generale e punto di «osservazione» dei dati elettorali. Enrico Boselli, Emma Bonino, Marco Pannella erano attesi alle 18, invece alle 20 nemmeno l’ombra di nessuno dei due. Daniele Capezzone, il segretario dei radicali, deve reggere con Ugo Intini e Marco Cappato il moccolo della sconfitta. «Forse dovevamo mostrarci più cattivi verso i nostri alleati», bisbiglia un attivista. Le bariste espongono ottimi panini per l’aperitivo, snobbati però dal pubblico. Un capannello di dirigenti capitanati da Capezzone circonda un computer portatile per capirne di più. La giornata-altalena tra le più sorprendenti della storia della Repubblica italiana ha lasciato di sasso anche il partito flop dell’Unione. Dovevano fare il «botto», i radicali e socialisti coalizzati nel doppio simbolo, rosa e pugno, e invece rimangono schiacciati sotto quel 3% che avrebbe consentito la presenza anche al Senato. Non ha pagato l’ultralaicismo e la coerenza antiproibizionista abbracciata anche dai socialisti di Boselli.
Dal sorriso alla delusione nel giro di quattro ore. Sì, perché l’entusiasmo, all’inizio, dopo i primissimi dati degli exit poll, era grandissimo. Si prospettava un 4% pieno, su un megaschermo si ripercorrevano i momenti più significativi della nuova alleanza, con primi piani dei leader ed esibizioni di cantanti e musicisti amici. «Tira un’ottima aria, si profila un risultato importantissimo per l’Unione, per la Rosa nel pugno», ripeteva Capezzone nei primi minuti. Tanto che qualcuno, al Caffè letterario, senza farsi sentire ripeteva: «Non deve esagerare, deve stare più cauto e non spararsi tutte le cartucce». Eppure gli exit poll indicavano per la Rosa addirittura tra 4 e 12 seggi alla Camera, «senza di noi non possono fare nulla», commentava un dirigente riferendosi alla buona percentuale iniziale e al rapporto con gli alleati.
A un certo punto Capezzone ha citato anche Luis Rodriguez Zapatero: «Vogliamo ringraziare gli uomini e le donne che hanno votato per consentirci non solo di battere Berlusconi, ma di cambiare il Paese. Più Zapatero e meno vecchia politica». «Va bene 3 e mezzo come 4% - si diceva in sala -, l’importante è rientrare in Parlamento». «Abbiamo già convocato il congresso straordinario», spiegava Cappato, mentre la chiave di lettura iniziale era che, per arginare la sinistra interna, nel futuro governo i Ds dovranno per forza «fare sponda» con la Rosa nel pugno. Questo quando la vittoria dell’Unione sembrava abbondante.
Quando alle 18 Pannella, Bonino e Boselli non si sono visti all’ingresso del locale, la tensione ha iniziato ad avanzare. E infatti la prima proiezione al Senato ha fermato i sogni radicalsocialisti al 2,4. I radicali hanno guadagnato pochissimo dall’alleanza, visto che alle Europee 2004 avevano da soli il 2,3%. Stesso discorso per i Socialisti Uniti, che avevano ottenuto il 2% due anni fa. Capezzone inizialmente non ha voluto fare il catastrofista: «I dati sono ancora ballerini. So che le grandi città arriveranno per ultime. La Rosa nel pugno si è rivelata determinante al Senato e alla Camera».
Infine le prime ammissioni. Intini, alle 19: «Per la Rosa nel pugno avevamo sperato qualcosa di più...». Mentre Capezzone ha spostato il tiro: «Questa legge elettorale è l’ultimo colpo avvelenato che Berlusconi ha fatto al Paese».
In serata, infine, dal Caffè letterario è arrivata la denuncia dei rischi del voto elettronico: «È un sistema che non dà nessuna garanzia», ha avvertito Cappato. La prima testimonianza arriva da Emmanuele Somma, esperto informatico, rappresentante di lista nella sezione 244 di via Martini a Roma. «La prima cosa grave di questo sistema - denuncia Somma - è che l’unica cosa che questi cosiddetti esperti informatici sono autorizzati a mostrare è la fotocopia del loro contratto di lavoro interinale con una società informatica». La verve e la denuncia sono quelle di sempre, ma un eclatante silenzio, ancora a tarda sera, arrivava dai «big» della Rosa nel pugno.

Emma Bonino è arrivata al Caffè letterario alle 22, ma con le mani avanti: «Per ora non dico nulla».

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