Nanni Scaglia
da Assen
Ultimo e dolorante: Valentino Rossi non ce la fa. La frattura del pisiforme della mano destra è più grave di quanto non fosse sembrato giovedì dopo la caduta e Valentino potrebbe anche non correre il GP d'Olanda. «Deciderò solo dopo il warm up», fa sapere attraverso un comunicato stampa, al termine di una giornata nella quale ha compiuto appena quattro giri al mattino e quattordici al pomeriggio, ottenendo sempre e solo l'ultimo tempo.
«La sua sarà una gara contro il dolore, non certo per andare sul podio - dice il dottor Claudio Costa -. Per permettergli di provare a salire in sella - continua il medico - gli è stato fatto un bendaggio speciale con dell'argilla, per cercare di sgonfiare la mano. Poi, prima della gara, farà delle infiltrazioni antidolorifiche, ma senza esagerare, perché non può e non deve perdere sensibilità. Per lui sarà un calvario».
È la prima volta che Rossi si trova in una situazione simile, perché nella sua carriera non si era mai rotto nulla. Le sole fratture risalgono al 1994, quando con lo scooter si ruppe il piede destro, e al 1995, quando con la moto da cross si infortunò sempre al polso destro. Ma in gara mai un incidente grave, mai un'infrazione e per questo fa ancora più specie vedere Rossi con una maschera di dolore abbandonare le prove con dieci minuti di anticipo.
«La frattura del polso destro - è il commento scritto di Rossi - mi fa molto male, ho fatto davvero fatica a guidare. La mano è gonfia e ho poca forza: abbiamo fatto tutto il possibile, ma il forte dolore mi ha impedito di portare a termine il turno di prove». Una frattura simile l'aveva patita Alex Criville in Australia nel 1999 e lo spagnolo era riuscito comunque a portare a termine la gara al quinto posto e a vincere anche il mondiale della 500. Ma la situazione di Rossi sembra peggiore e se Valentino correrà sarà già tanto se riuscirà a portare a casa qualche punto. Così come Loris Capirossi, quindicesimo e distrutto dal trauma toracico, conseguenza del terribile incidente al via del Gp di Catalogna di domenica scorsa.
«Farò comunque la gara - commenta sfinito -, ma è veramente dura, perché faccio fatica a respirare. È un momento difficile, ma non devo e non posso mollare adesso. Devo correre e provare a conquistare anche solo pochi punti, perché i mondiali si vincono così».
Sta decisamente meglio, invece, Marco Melandri, settimo e quasi completamente ripresosi dai traumi subiti nell'incidente di domenica scorsa. «Sono un miracolato da Dio - trova modo di scherzare -, perché visto quello che mi è successo, essere qui a provare è come aver vinto un mondiale.
Con gli italiani in difficoltà, la pole position è andata a John Hopkins, per la prima volta davanti a tutti nella sua carriera, con Nakano e Edwards a completare la prima fila.
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