Rossi e De Rossi danno la sveglia a Lippi

Ogni tanto escono classifiche che descrivono quanti punti avrebbe fatto la tale squadra se le partite terminassero a fine primo tempo. Mettiamola così: se adottassimo lo stesso criterio per descrivere la prova della nostra nazionale di ieri sera, ci sarebbe da mettersi le mani nei capelli. Perché se gli Stati Uniti arrivano davanti a Buffon per tre volte e poi segnano su calcio di rigore (netto), un punto di domanda sorge spontaneo.
Eravamo rimasti a tre anni fa, nell’avversario e nella quasi completezza dei titolari di Lippi. Ed effettivamente a vedere il tabellino dei cattivi, si ritrovano molte analogie con il mondiale tedesco: anche allora la partita finì a cazzotti. Questa volta il cartellino rosso non tocca a Clark, per un brutto intervento su Gattuso. Ti aspetti un’Italia gasata dal vantaggio numerico? In realtà poco cambia: come a inizio partita il possesso palla c’è, meno la pericolosità offensiva. Questo nonostante le sgroppate di Grosso, le invenzioni di Pirlo, gli sbattimenti di Iaquinta, i tentativi di Legrottaglie di testa o le botte da fuori di Gilardino e Zambrotta.
La fisicità di Onyewu dietro e la corsa di Bradley e Donovan in mezzo si fanno sentire sempre di più col passare del tempo e gli azzurri non sembrano capaci di trovare le adeguate contromisure. Anzi, sono proprio le maglie bianche ad andare più vicine al gol: ma sia il figlio del tecnico statunitense sia il gigante Altidore (a proposito, 20 anni ancora non compiuti ma in quanto a sportellate non ha niente da temere in confronto ai centrali italiani) davanti a Buffon si impappinano. Poteva anche andare peggio, e infatti succede una decina di minuti più tardi.
Gli Stati Uniti rimangono in dieci e poco dopo il solito Altidore riceve palla in area di rigore, si gira per portarsi il pallone sul sinistro, Chiellini ci casca e lo scalcia: l’arbitro cileno Pozo non può non vedere e fischia un rigore solare. È il capitano Donovan ad avere l’onere e l’onore di segnare ai campioni del mondo: Buffon da una parte, palla dall’altra. Siamo alla fine del primo tempo con le idee confuse e la sensazione che senza una scossa non rimarrebbe che piangere.
Ma a rimanere, e questa è una certezza, è tutta una ripresa da giocare. Dall’approccio dell’Italia nei primi minuti, sembra che il tecnico viareggino lo abbia ricordato ai suoi. E anche lui cerca di correggere qualcosa, inserendo Montolivo e Rossi per Camoranesi e Gattuso: spazio alla nuova generazione (anche se Rino, piuttosto opaco, è ampiamente giustificato: l’infortunio da cui è appena guarito pesa).
È la combinazione giusta per scardinare la difesa statunitense e svegliare la grinta degli azzurri. Passa poco più di un minuto ed ecco che proprio il talento del Villarreal recupera pallone a centrocampo, vede un po’ di spazio e, con ancora negli occhi il gol con l’Irlanda del Nord, lascia andare il suo sinistro al fulmicotone che batte Howard.
L’incantesimo di Rossi tira la volata a un compagno che di cognome fa quasi come lui. Ed ecco che anche la Germania si fa più lontana. In un perfetto ribaltamento dei ruoli, è proprio De Rossi a siglare la vittoria italiana. Se nel 2006 si era ritrovato ai margini del gruppo dopo la gomitata nella partita con gli Stati Uniti, il 2009 dice che lui, migliore in campo, è l’uomo decisivo. Ancora da fuori area, ma questa volta di destro: e che il gruppo continuamente decantato da Lippi sia fantastico, lo testimonia il fatto che Gattuso e Cannavaro si sono subito fiondati in campo per festeggiarlo.
Passata in vantaggio, finalmente l’Italia inizia a giocare con scioltezza. Gli Stati Uniti si sgonfiano sebbene nel finale sprechino due buoni tentativi da brividi.

Ma al 90’ ancora Rossi chiude i conti, segnando di destro dopo una grande giocata di Pirlo.
Alla fine l’Italia vince 3-1 ma se vuole andare avanti in Confederations dovrà migliorare. Per fortuna dal Brasile non arrivano notizie tragiche.

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