Rossi e Matri lampi azzurri Piace anche l’Italia di scorta

C’è il marchio di Pepito Rossi e quello dello juventino Matri sulla terza vittoria in altrettante «campagne» azzurre in Ucraina. L’attaccante italo-americano che ha la Spagna ai suoi piedi (il Barcellona è già pronto a fare follie per lui) si gioca al meglio la chance concessa da Prandelli, alla ricerca di reti dalle punte. «È il vero attaccante moderno, ha senso del gol, freddezza e capacità di dialogare con i compagni, e poi non l’ho mai visto così sereno e sicuro dei propri mezzi», così il ct a poche ore dalla partita di Kiev.
L’attaccante tra i più prolifici della Liga si rivela, nel termometro azzurro, leggermente avanti al ribelle Balotelli («ho pazienza infinita», dice Prandelli sull’italo-ghanese del Manchester City) e al fuori forma Cassano. Le sue giocate sono una delle cose migliori mostrate dagli azzurri a Kiev. Bene il centrocampo, in particolare Montolivo, che sostiene bene le punte (positivo il lavoro di Aquilani schierato come trequartista). Meno bene Astori, il 24enne centrale difensivo del Cagliari, capace di rimediare al debutto (e in 56 minuti) due cartellini gialli (il secondo forse fiscale, ma corretto a norma di regolamento). Ma in generale l’Italia di scorta non delude.
Prandelli voleva cancellare la parola amichevole nonostante i tanti cambi rispetto alla Slovenia, così ha chiesto alla squadra una partita vera. L’Ucraina la vivacizza all’inizio con una partenza veloce e il palo di Rakitskiy dopo nemmeno un giro di lancette. Gli azzurri crescono gradualmente, arrivando al meritato gol del vantaggio, segnato con destrezza da Rossi - capace di accendere sempre il match - dopo un tiro di Aquilani «rimpallato» sulla schiena di Gilardino. Spesso però l’Italia si specchia un po’ troppo, senza essere concreta. Gli avversari cercano di spezzare le azioni azzurre con qualche fallo tattico. Chiellini esce dopo un quarto d’ora (problema muscolare, quasi certamente salterà Roma-Juventus di domenica).
Nella ripresa l’Ucraina trova coraggio grazie all’ingresso di Devic, la punta serba naturalizzata del Metalist. Viviano, pur con qualche incertezza, mantiene la porta inviolata. Poi l’espulsione di Astori che rende il finale più complicato, visto che l’Italia perde la bussola con una formazione inedita in campo. Per fortuna arriva il contropiede di Giovinco che di tacco libera Matri che sigla il 2-0 al suo debutto in nazionale e spegne le velleità degli avversari. Inutilmente in gol con Devic, annullato (ma forse Bonucci lo teneva in gioco) per offside.
Intanto a 435 giorni da Euro 2012, l’Ucraina continua ad assicurare stadi futuristici, piccole bomboniere come a Donetsk o moderni colossi come a Kiev. Ma l’Olympiski Stadium della capitale ucraina è ancora un cantiere a cielo aperto, così l’esecutivo Uefa - che ha chiesto lo stop alle ingerenze politiche alla federcalcio ucraina pena la squalifica di squadre di club e nazionale - ha ulteriormente spostato la deadline per il più importante impianto dell’Europeo: da luglio a ottobre o al massimo dicembre. All’Olympiski, visitato ieri dalla delegazione italiana guidata dal presidente Figc Abete e da Albertini, lavorano 1.800 operai su tre turni giornalieri e il governo ha promesso che presto saliranno a 3.000.
«Torneranno i lavoratori ucraini dall’estero», assicura Rezo Chokhonelidze, dg della Dinamo Kiev e vecchio angelo custode di Shevchenko ai tempi del Milan.

Che aggiunge: «Gli stadi si faranno in tempo, il punto interrogativo sono i collegamenti stradali: a Kiev aprono ogni settimana autoconcessionari di Porsche, ma se non hai la strada asfaltata dove vai con quella macchina?».

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