Rossi e il tonfo che gli dà la carica

Giusto per ricordarci che correre e vincere non è facile. Perché certi trionfi del Valentino nazionale, certe sue scenette festaiole a fine gara, rischiavano di farci pensare che tutto, al ragazzo non più ragazzo, riuscisse tremendamente facile.
Non è mica vero. Con la giornata no di ieri, Valentino ha come involontariamente cercato di ricordarlo a tutti noi, ma soprattutto a se stesso. Perché «non ero mai arrivato ultimo in tutta la carriera» ha confessato, e perché vincere è una battaglia con il proprio io, con la fortuna, la sfiga, i rivali.
Nel giorno grande di Lorenzo che trionfa per la seconda volta e passa il compagno in classifica, nel giorno grande di Marco Melandri che gli finisce dietro dimostrando di non essere il pilota bollito che si diceva, Valentino Rossi - statene certi - ha posto a suon di errori e scivolate e sali e scendi dalla moto le basi della sua scalata mondiale 2009.

Perché adesso ha tutto ciò che gli serve: oltre alla moto missile messa a punto con la Yamaha, oltre al compagno talentuoso e ingordo che gli ha piantato i denti negli stinchi, ha di nuovo quel pizzico di rabbia in più. Perché vincere non è facile, ma dimenticare le sconfitte è proprio impossibile.

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