Roma

Rossi, scusate il ritardo: «Io, mister senza proclami»

L’ex tecnico dell’Atalanta ieri a Formello. Doveva arrivare già l’anno scorso «Con Di Canio avrò un rapporto schietto»

Marcello Di Dio

Lo voleva già l’anno scorso («poi optammo per una soluzione interna», precisa Lotito), alla fine il matrimonio tra Delio Rossi e la Lazio è stato celebrato. «Sarà un valore aggiunto», dice ancora il presidente del club biancoceleste. Ieri Delio Rossi, diplomato Isef con 110 e lode, ha vissuto la sua prima giornata a Formello mentre Lotito era impegnato in incontri di mercato (dalla Juventus potrebbe arrivare Legrottaglie, meno probabile l’acquisizione di Blasi; Donati del Milan è un altro possibile obiettivo). «Per me era già un onore essere contattato l’anno scorso - ha detto Rossi -. Arrivo in una delle più grandi e gloriose società italiane, con scudetti e trofei importanti vinti. Paura? No, quella ce l’ha chi va in guerra, sento solo attorno a me grandi aspettative. Mi auguro di essere all’altezza della situazione».
Rossi, ha già presentato la lista della spesa al presidente Lotito?
«Io sono un allenatore di calcio, non un direttore sportivo, do indicazioni sul mio modo di giocare, sta poi alla società in base alle possibilità economiche decidere. Qui è in atto un piano di risanamento e questo momento passa dal ringiovanimento della squadra, con l’obiettivo magari di fare il meglio possibile».
L’ha infastidita il contatto che Lotito ha avuto con Le Guen?
«Il presidente parla di valori, di serietà e su questo ci troviamo d’accordo. Tra di noi tutto era sistemato circa 25-30 giorni fa ed ero sicuro che il presidente avrebbe onorato l’impegno preso».
Chi porterebbe dall’Atalanta?
«Capisco chi si porta dietro tre o quattro collaboratori o 5-6 giocatori che lo possono coadiuvare. Io non sono così, guardo prima a quello che c’è in casa. Personalmente, porterei tutti da Bergamo per le loro qualità umane oltre che professionali. Se poi ci sarà la possibilità di averne qualcuno, meglio».
Come giocherà la sua Lazio?
«So che giornalisticamente è importante parlare di moduli e di numeri, ma dove ho avuto la possibilità di allenare, mi è sempre piaciuto insegnare concetti. Poi è chiaro che dovrò adeguarmi all’ambiente e al materiale di cui disporrò».
Di Canio è un personaggio sopra le righe, come lo gestirà?
«Dal di fuori mi sono fatto un’idea di questo ragazzo, che è intelligente, ha temperamento e carattere. Poi ha fatto una scelta in controtendenza, quindici anni fa è andato via da Roma facendo esperienze importanti all’estero, poi è tornato dimostrando di avere coraggio. È un giocatore della Lazio e come tutti sarà valutato e tenuto in considerazione. Con lui e con tutti avrò un rapporto schietto e diretto, d’altronde la maglia la posso dare solo io».
Si è già posto un obiettivo per la prossima stagione?
«Non posso dire a priori cosa faremo. Di certo vorrei creare una squadra che giochi bene e abbia uno spirito di gruppo, cosa difficile da ottenere in un calcio sempre più individualistico. Mi dà fastidio che un giocatore usi la squadra per interessi personali».
Che tipo di giocatori vorrebbe?
«Sicuramente gente che onori la maglia e che ha grandissime motivazioni. Se uno ha elementi bravi, cerca di tenerseli, ma non aspettatevi che mi metta a pregare qualcuno».
Molti giocatori sono però preoccupati per una stagione che comincerà presto con l’Intertoto.
«Questa competizione crea problemi da un punto di vista della programmazione, ma devi avere delle priorità. E per me la priorità è far bene in campionato, la preparazione estiva è la base fondamentale del torneo, se sbagli lì e non crei gruppo rischi di fallire. La società ha fatto una scelta e il 26 giugno partirò per il ritiro in Val Gardena. Con questo, non è che coloro che si alleneranno da quella data saranno i buoni e gli altri i cattivi».
L’aspetta il derby romano...
«Ho già vissuto quello di Genova, la rivalità come la competizione sono il sale della vita. So cosa vogliono i tifosi e certamente cercherò di non deluderli, ma non mi sentirete mai fare proclami.

Caricherò i giocatori, non l’ambiente».

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