Rottamazione, un decreto «ultima spiaggia»

Ma sulla Finanziaria pende il giudizio dell’Ue Ridimensionamento in vista per i «super 007» del Fisco. Padoa-Schioppa: «Deficit forse sotto il 2,4%»

da Roma

Un cavillo giuridico e i dissidi interni alla maggioranza spingono la rottamazione fuori dal maxiemendamento sul quale il governo chiederà la fiducia sulla Finanziaria alla Camera. Così, pur di recuperare il contributo pubblico a chi cambia un’auto vecchia con una nuova (e superare le spaccature dell’Unione), il governo conta di inserire la rottamazione (possibilista, nei giorni scorsi, è stato soprattutto il ministro Pierluigi Bersani) nel decreto «mille proroghe» di fine anno. Simili escamotage, comunque, non convincono l’Ue. Critica era nei confronti della Finanziaria e critica resta. Secondo un rapporto di Bruxelles, «la Finanziaria che verrà approvata in via definitiva dal Parlamento entro la fine dell’anno, produrrà uno stallo nel processo di consolidamento dei conti pubblici italiani».
E questo perché la riduzione del deficit avviene attraverso aumento delle entrate e non riduzioni delle spese. A parte le perplessità di Bruxelles sulla manovra, la scelta di introdurre la rottamazione del decreto di fine anno produrrebbe un duplice risultato. Da una parte, verrebbe data continuità al beneficio che altrimenti scadrebbe a fine anno (il decreto entra in vigore una volta pubblicato sulla Gazzetta ufficiale); mentre dall’altra, verrebbero «bypassate» le contrarietà della maggioranza: il decreto dev’essere convertito in legge dal Parlamento entro 60 giorni, e il Senato non riapre prima del 21 gennaio. Quindi, eventuali ostilità alla rottamazione si manifesteranno a ridosso del voto di conversione. Ma a quel punto la maggioranza avrà altri problemi: legge elettorale su tutti. Il cavillo giuridico che espunge la rottamazione dal maxiemendamento alla Finanziaria viene dal regolamento di Montecitorio. Prevede che il governo può presentare in qualsiasi momento un emendamento all’aula, ma a condizione che l’emendamento in questione sia stato in precedenza presentato in commissione Bilancio. Il governo, però, non ha mai formalizzato, durante il dibattito in Commissione, l’emendamento sulla rottamazione. Lo ha annunciato, ma non lo ha mai presentato. Ne consegue che - regolamento alla mano - non lo può nemmeno presentare in aula, inserendolo nel maxiemendamento sul quale chiedere la fiducia a Montecitorio. Da qui, l’ipotesi di inammissibilità della rottamazione tra le misure che faranno parte delle nuove modifiche alla manovra e che tra oggi e domani dovrebbero essere annunciate all’assemblea di Montecitorio.
Il governo, però, si è impegnato a favore di una proroga (e un’estensione) della rottamazione delle auto. Così, spunta l’ipotesi decreto «mille proroghe»: una marmellata legislativa destinata a recuperare tutte quelle norme che, per ragioni diverse, non sono entrate in manovra. E che non verrà discussa nelle aule parlamentari se non a pochi giorni dalla scadenza del decreto. È talmente frastagliato il profilo della manovra alla camera (la Commissione ha completato solo sulla carta l’esame di tutti gli articoli) che oggi si renderà necessaria un nuovo vertice dei capigruppo della maggioranza. L’obiettivo è quello di negoziare le misure che entreranno a far parte del maxiemendamenti sul quale verrà chiesta la fiducia. Fiducia che il governo è stato già autorizzato a chiedere, come precisato da Vannino Chiti, ministro per i Rapporti con il Parlamento. Nel nuovo testo dovrebbero uscire ridimensionate le assunzioni dei super 007 del Fisco. Di certo in questo maxiemendamento non faranno parte le norme previste dal disegno di legge sulle municipalizzate, presentato da Linda Lanzillotta esattamente un anno fa.


Infine, secondo il ministro dell’Economia, Tommaso Padoa-Schioppa, l’Italia potrebbe chiudere l’anno con un livello di deficit più basso rispetto alla stima del 2,4%. Tps ha anche aggiunto che «non ci saranno risorse aggiuntive da distribuire».

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