nostro inviato a Parma
Sono da poco passate le 9.30, i carabinieri del reparto operativo di Milano diretti dal colonnello Paolo Ferrarese stanno girando da mezz’ora nelle campagne intorno a Solignano, una quarantina di chilometri a sud est di Parma. Improvvisamente dietro un cespuglio ecco dei miseri resti umani, «cotti» dal sole. È lui, quello è il corpo di Gianmario Roveraro. Emilio Toscani, uno dei tre sequestratori, gira la testa da un’altra parte. Finisce così la lunga notte degli investigatori. Iniziata verso le quattro quando da Milano si sono mossi i 40 carabinieri che da oltre 15 giorni stanno indagando sulla scomparsa dell’uomo d’affari. Sono diretti a Parma per arrestare Toscani, il suo complice Mario Baldi e Filippo Botteri, «mente» della banda. Le indagini lasciano pochi margini di dubbio.
Botteri, consulente finanziario rampante, nel 2003 aveva aperto in Austria una finanziaria insieme con un socio, completamente estraneo al sequestro, sotto la supervisione di Roveraro. Rimettendoci 2,5 milioni di euro. Una perdita che l’uomo aveva imputato al finanziere milanese. E in questi tre anni lo aveva assillato giorno e notte per rientrare dei soldi perduti. Così alla fine decide di recuperare la cifra con la forza. Ma commette un imperdonabile errore: consente al banchiere di chiamare la moglie, a cui riesce a dire: «Sono in Austria». È un’indicazione decisiva, perché quando la signora signora verrà interrogata dai carabinieri riuscirà ad associare a suo marito e all’Austria solo un nome: Botteri. Ma non è l’unico segnale lanciato dalla vittima. L’uomo chiama anche il suo commercialista chiedendogli di smobilizzare un milione di euro, ma con modalità sospette. Ce n’è abbastanza da lasciar immaginare il rapimento.
Botteri viene interrogato due volte dai carabinieri, il 12 e il 15 luglio. Senza riuscire a convincere gli investigatori della sua estraneità. Viene pedinato e intercettato per giorni e ieri all’alba scatta il blitz. Arrivati a Parma, i carabinieri si dividono in squadre e riescono a sorprendere senza difficoltà i tre balordi. Alle 5.30 sono tutti in caserma. All’inizio tentano di negare: «Cosa succede, che ho fatto?» continua a ripetere Botteri, ma dopo un paio di ore inizia a cedere: «Pensavo di ricavare da questo sequestro almeno 10 milioni di euro». Poi confusamente aggiunge: «Lui è morto. Sì è morto, questo lo ricordo, ma non so cosa ho fatto». Dopo tocca a Toscani: «Io non c’entro in questa vicenda, ma so dove è il corpo». E li guida a Solignano, dove arrivano poco prima delle 9. Mezz’ora dopo il macabro ritrovamento. Solo Baldi tiene duro, continuando a negare qualsiasi coinvolgimento. In serata prendono la strada di Milano, destinazione il carcere di San Vittore. Ci sono ancora molte cose da chiarire: dove è stato custodito il sequestrato, quando, come, perché e da chi è stato ucciso. Molte risposte arriveranno dalle analisi dei Ris, che stanno di casa proprio a Parma.
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