da Parigi
In una campagna elettorale costantemente influenzata dai guru della comunicazione non c'è dettaglio senza significato politico. Tantomeno il colore dell'abbigliamento della candidata Ségolène Royal. In occasione del suo discorso di domenica 11 febbraio di fronte a diecimila militanti, completamente acquisiti alla sua causa, la candidata ufficiale del Partito socialista francese all'Eliseo ha sfoggiato un tailleur rosso e ha espresso una linea di arroccamento a sinistra. Il messaggio è passato male, tanto è vero che i sondaggi d'opinione hanno accentuato il calo della popolarità dell'interessata. Ieri sera Ségolène Royal era attesissima per quello che i media francesi hanno presentato come una sorta di esame di riparazione: la diretta televisiva in prima serata sul canale privato Tf1. Una raffica di un centinaio di domande da parte di persone «rappresentative della società reale». Ha dato l'impressione di cavarsela sui terreni dell'educazione e della sanità, ma è stata in evidenti difficoltà di fronte ai problemi delle imprese. Di fronte a una domanda sulla sua reale capacità di guidare il Paese, ha giocato il suo asso nella manica, dicendo: «Per la Francia è venuto il momento di avere una donna alla presidenza».
Lasciato nell'armadio il tailleur rosso, Ségolène Royal si è presentata al pubblico (stimato in circa otto milioni di spettatori) con una giacchetta bianca su un sobrio vestito nero. Nell'armadio di casa sono rimasti anche i toni più aggressivi della prima fase della campagna elettorale, mentre la candidata socialista ha tentato di convincere i connazionali usando un tono rassicurante per spiegare le proprie promesse. Uno dei punti più controversi del suo programma riguarda l'aumento del salario minimo da poco più di 1.200 a 1.500 euro mensili lordi. E poi: «Ma non voglio più che le imprese siano in contrapposizione con i loro salariati», ha detto Ségolène Royal, sempre nel tentativo di rassicurare l'elettorato moderato.
Proprio da quel disorientamento dei moderati nei confronti della candidata socialista era nato la settimana scorsa il fenomeno del rafforzamento del rafforzamento nei sondaggi del leader centrista François Bayrou, che guida un partito (Udf, Union pour la démocratie française) tradizionalmente schierato al centrodestra, mentre in questa campagna elettorale ha giocato la carta dell'apertura a sinistra proprio per togliere voti ai socialisti. Un sondaggio afferma che il 55 per cento dei francesi spera nella presenza di Bayrou al secondo turno, cosa che coinciderebbe fatalmente con l'esclusione della Royal.
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