Si attende da mesi e potrebbe entrare presto anche nei nostri ospedali. Ma la pillola abortiva Ru486 non è ospite gradito. Innanzitutto per il sottosegretario al Welfare, Eugenia Roccella, che ha dovuto sentire le accuse dell’Udc Luca Volontè: «L’inerzia del governo ha provocato l’arrivo della pillola».
Sottosegretario Roccella, queste accuse sono fondate?
«Macché, non si siamo affatto inerti di fronte a questo problema. Anzi daremo battaglia in Europa e anche in Italia per verificarne la sicurezza. Ma abbiamo le mani legate sulla valutazione tecnico scientifica fatta dall’Aifa».
Perché?
«È una valutazione dei rischi-benefici del farmaco conclusa sotto il governo Prodi. Il via libera sostanziale ha avuto il placet del ministro Turco e dell’ex direttore dell’agenzia italiana del farmaco (allontanato perché indagato, ndr)».
E non si può riaprire il dossier?
«No, perché è una procedura di mutuo riconoscimento e sulla base di quel consenso delle autorità italiane la ditta francese che produce la pillola ha chiesto la commercializzazione del farmaco anche nel nostro Paese già ad agosto».
Ma lei è d’accordo sulla conclusione di quello studio?
«Assolutamente no, anzi la trovo oscura e molto discutibile. Per esempio, i tecnici hanno acquisito la mia documentazione su 16 morti sospette causate dalla pillola denunciate nel mio libro La favola degli aborti facili senza alcun seguito».
Vuol dire che qualcuno tende ad affossare le notizie avverse alla Ru?
«Secondo me sì. Se ne sa troppo poco sugli eventi avversi. E ho la prova che la maggioranza delle morti causate dalla Ru non sono state segnalate alle autorità di farmaco vigilanza. Due decessi di donne inglesi, per esempio, non sono mai usciti sui giornali britannici. Un altro caso tragico di una donna morta a Cuba dopo aver usato la Ru è stato denunciato due anni fa in un convegno internazionale inaugurato dalla Cossutta e dalla Bonino. Ma non è mai stato segnalato all’autorità competente e la Fiapac - la Federazione internazionale degli operatori dell’aborto e della contraccezione - non ha mai fatto neppure un comunicato».
Quindi secondo lei la Ru è pericolosa?
«Sicuramente quando le donne la usano senza le precauzioni dovute. Dovremo fissare paletti rigidissimi. Del resto il Consiglio superiore di sanità afferma che il metodo chimico equivale a quello chirurgico solo se l’aborto viene completato in ospedale».
Cosa succede invece negli ospedali che già l’adottano?
«La stragrande maggioranza delle donne torna a casa dopo aver ingoiato la seconda pillola. Firmano le dimissioni volontarie e abortiscono da sole. Con i rischi che si possono immaginare».
Non si possono impedire le modalità casalinghe?
«No, c’è libertà di andare a casa quando si vuole. Ma la scelta di una donna è condizionata dall’informazione che offre l’ospedale. Se i medici dicono che il metodo non presenta problemi una se ne va a casa tranquilla, salvo precipitarsi in ospedale se ci sono emorragie».
Quali sono le sue prossime mosse?
«Intervenire a livello comunitario appena emerge un altro evento grave o un fatto scientifico che possa giustificare un nuovo iter di controllo».
E quando arriverà la pillola?
«Intanto c’è l’iter amministrativo da finire. Che non sarà così veloce come si dice. Prima vanno fissate regole precise sull’informazione negli ospedali e sulla somministrazione. Non permetterò che siano incompatibili con la legge 194».
Dunque la partita è ancora
«Sia chiaro: io sono una delle più acerrime nemiche della pillola abortiva ma non userò i cavilli per bloccare tutto. Ritengo però che ci siano concreti rischi per la salute della donna. E farò di tutto per tutelarla».
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.