da Cagliari
Di vero non c'era nemmeno la marca della pasta rubata. Quella notizia aveva fatto il giro d'Italia e soprattutto delle agenzie di stampa, dei quotidiani, dei siti internet di informazione. Aveva suscitato fior fiore di commenti, naturalmente indignati e preoccupati per la povertà che avanza: da quello del ministro della Solidarietà sociale Paolo Ferrero a quelli delle associazioni dei consumatori. Tutti pronti a esprimere «sdegno», «solidarietà», a versare lacrime di compassione nei confronti di quel nonnino sorpreso a rubare un pacco di pasta e perdonato dal suo negoziante di fiducia in un quartiere popolare di Cagliari.
Una vicenda che aveva innescato tutta una serie di articoli con interviste al protagonista, al proprietario del negozio eccetera. Bella storia, peccato che fosse tutto falso. Inventato di sana pianta e sbandierato martedì scorso a cinque colonne sul quotidiano L'Unione Sarda: «Ruba per fame, perdonato in bottega». A corredare l'articolo del cronista, la foto dell'alimentari dove era avvenuta la scena da libro Cuore.
Tutto è stato smascherato il giorno dopo da Il Sardegna che ha rintracciato la vera ubicazione del negozio: macché Sardegna, si trova in Val D'Aosta, in uno sperduto paesino della Valsavarenche. E infatti da Degioz hanno ringraziato per la pubblicità, gratis, della modesta rivendita.
Da qui si è capito che forse il cronista aveva alzato il tiro, virando troppo verso l'invenzione e approfittando della verosimiglianza e del clima da rivolta sociale contro il carovita. Però, qualcun altro c'è cascato: intendendo per qualcun altro alcune delle maggiori testate nazionali: da lUnità a La Repubblica fino al Tg1 della Rai. E a qualche giornalista è persino scappata una dichiarazione, tra virgolette, del pensionato morto di fame.
Nelle redazioni è arrivata, ciliegina, una mail a nome di Ignazio Fenudu, titolare della rivendita. Falsa anche quella. Ieri, nei giornali ma non solo, è successo il finimondo. Sempre Il Sardegna è uscito con tre pagine sul falso scoop, la Repubblica ha dovuto smentire se stessa mandando anche un inviato sul posto e ricorrendo a un titolo che ammette il passo falso ma un po auto giustifica il quotidiano: «Storia verosimile ma inventata».
Associazioni varie, commentatori ed editorialisti hanno fatto a gara per denunciare lo stato dell'informazione, a dire che la verità non è un optional eccetera eccetera.
Ieri a Cagliari sono arrivate persino le Iene, sguinzagliate con le telecamere a dar la caccia del giornalista e a sentire la versione dei fatti del direttore del quotidiano cagliaritano, in legittimo imbarazzo.
L'Unione Sarda, appunto. in venti righe, cronaca di Cagliari, ha chiesto scusa ai lettori della notizia «totalmente falsa» e annunciando nei confronti del cronista seri provvedimenti disciplinari. Agli addetti ai lavori il professionista in questione è conosciuto anche per l'originalità di certi pezzi (vedi la ricetta del gatto alla cacciatora, pubblicato sempre sullUnione qualche settimana fa).
Un'inchiesta è stata aperta anche dall'Ordine dei giornalisti della Sardegna, che si muoverà anche contro coloro che hanno arricchito di dettagli strappalacrime una vicenda mai accaduta, se non nella testa di chi l'ha scritta.
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