Dal rubinetto un business da 10 miliardi

La liberalizzazione dei servizi pubblici locali, approvata dal Parlamento alla fine del 2009, prevede che l’affidamento dei servizi (ad eccezione di energia elettrica, trasporto ferroviario regionale e farmacie comunali) passi attraverso la gara pubblica. Per quanto riguarda l’acqua le attuali gestioni frutto di un affidamento «in house», cioè diretto tra l’ente locale e una società mista, dovranno cessare entro il 31 dicembre 2010 a meno che la quota del soggetto pubblico nella società partecipata scenda fino al 30% a scadenza. Le società quotate in Borsa hanno tre anni in più per adeguarsi a patto che abbiano almeno il 40% di quota di partecipazione pubblica al 30 giugno 2013, quota che scende al 30% al 2015.
Il giro d’affari dell’acqua in Italia vale dieci miliardi di euro: sono 25 milioni le famiglie servite, per una tariffa media che si aggira oltre i 200 euro l’anno.

I CONSUMI
Secondo i dati del Blue Book 2009 (ricerca del Centro Studi Utilitatis) i consumi d’acqua sono di 5,34 miliardi di metri cubi nel 2009, con la previsione di 5,38 miliardi di metri cubi nel 2010, 5,56 miliardi di metri cubi nel 2020.

LE TARIFFE
Attualmente la tariffa reale media dell’acqua è di 1,43 euro al metro cubo nel 2009, di 1,33 nel 2010 e di 1,57 nel 2020 (Centro Studi Utilitatis). Secondo Cittadinanzattiva, su dati Istat, le tariffe dal 2000 ad oggi sono aumentate del 47%, con un aumento del 6% solo nell’ultimo anno. La spesa annuale per una famiglia tipo, composta da tre persone con un consumo annuo di 192 metri cubi compresa l’Iva al 10%, è di 253 euro per il servizio idrico integrato, con un aumento del 5,4% rispetto al 2007. La spesa media annua complessiva è più alta al Centro (295 euro), rispetto al Nord (225,5 euro) e al Sud (237 euro). E per il Codacons si profila «una vera e propria stangata»: in tre anni, il tempo necessario perché il nuovo sistema vada a regime, il rischio concreto è quello di un aumento medio del 30% delle tariffe dell’acqua.

GLI INVESTIMENTI
Nell’ultimo rapporto del Comitato per la Vigilanza sull’uso delle risorse idriche, risulta che su circa 6 miliardi di euro previsti per il 2008 solo il 56% è stato realizzato. Le reti, denuncia Cittadinanzattiva, continuano a versare in uno stato di usura tale da provocare la perdita media del 34% dell’acqua immessa nelle tubature e il 30% della popolazione italiana è sottoposto ad un approvvigionamento «discontinuo e insufficiente».

LE CITTÀ PIÙ CARE
Le città dove il servizio idrico costa di più, secondo i numeri di Cittadinanzattiva, sono Agrigento (445 euro spesa annua 2008), Arezzo (386 euro) e Firenze (378 euro).

Mentre le città italiane dove l’acqua è meno cara sono Milano (106 euro), Isernia (114 euro) e Pordenone (131 euro).

I GESTORI
Sono sette le principali società di gestione dell’acqua in Italia. Si tratta di Acea, Acegas, Acquedotto Pugliese, Asm, Hera, Mediterranea delle acque-Iride, Smat-Acque potabili.

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