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Ruby, al via l'udienza in Cassazione. I giudici: «Per noi è un caso semplice»

Con la relazione del giudice Orlando Villoni è iniziato il processo di ultimo grado a Silvio Berlusconi per la vicenda del "bunga bunga". La sentenza è prevista in giornata

Ruby, al via l'udienza in Cassazione. I giudici: «Per noi è un caso semplice»

Grado di difficoltà, da uno a dieci: 5,5. Nella scala di complessità dei casi che arrivano al loro esame, i giudici della Cassazione hanno qualificato il caso Ruby come un caso decisamente semplice. Nonostante la tensione della vigilia, e l'attenzione con cui giornalisti arrivati anche dall'estero seguono l'udienza di oggi, i magistrati della Sesta sezione cercano di mantenere il tutto sul terreno della normalità. Ben sapendo che, qualunque sia la loro decisione, l'impatto sui media e sulla politica sarà possente. Se dovessero confermare l'assoluzione di Berlusconi disposta nel luglio dello scorso anno dalla Corte d'appello di Milano, permetterebbero al Cavaliere di uscire definitivamente di scena: e soprattutto certificherebbero che il gigantesco apparato investigativo scatenato dalla Procura di Milano contro l'allora presidente del Consiglio, con una indagine che ebbe eco in tutto il mondo e tanta parte ebbe nella caduta del governo, era basata sul nulla. Se invece dovessero annullare in tutto o in parte l'assoluzione, rimandando Berlusconi a Milano ad affrontare un processo-bis d'appello, darebbero un pesante colpo alle speranze del Cavaliere di gettarsi finalmente alle spalle la stagione dei guai giudiziari.

In questi giorni il profilo dei magistrati che decideranno la sorte di Berlusconi è stato passato al microscopio, alla ricerca di indizi che potessero far prevedere la loro scelta: senza successo. Perchè se tanto il presidente della Corte che altri suoi componenti sono vicini a Magistratura Democratica, è altrettanto certo che sono considerati magistrati esperti ed equilibrati, per non dire garantisti. D'altronde era vicina ad Area, il raggruppamento delle toghe progressiste, anche Concetta Lo Curto, il giudice d'appello che l'anno scorso scrisse le motivazioni della assoluzione di Berlusconi, sconfessando il lavoro della procura e i sette anni di carcere inflitti all'imputato in primo grado. Insomma, leggere la giornata di oggi sulla base delle appartenenze di corrente dei magistrati che si occupano del processo sarebbe assai riduttivo.

Dopo la relazione del giudice Orlando Villoni, la parola passerà al procuratore generale Edoardo Scardaccione (anche lui di Magistratura democratica) e a quel punto si cominicerà a capire davvero che aria tira. Il pg potrebbe chiedere la conferma della assoluzione, respingendo il ricorso presentato dalla procura milanese, e a quel punto sarebbe arduo (anche se possibile) che la Corte si discostasse da questa scelta. Oppure Scardaccione potrebbe chiedere di annullare almeno in parte l'assoluzione con formula piena disposta dalla Corte d'appello di Milano. Berlusconi, come è noto, è stato assolto sia dall'accusa di utilizzo della prostituzione minorile, relativa ai suoi rapporti con Ruby, sia da quella di concussione ai danni dei poliziotti milanesi che avrebbe costretto a rilasciare la ragazza marocchina quando venne fermata. Su questa seconda accusa pesa la riforma del reato di concussione, decisa dalla legge Severino, che in questi mesi ha costretto la Cassazione a approfondire il quadro normativo e a darne la sua interpretazione, firmata peraltro proprio dal giudice Nicola Milo, che presiede il processo di oggi: proprio alla luce di quella interpretazione «garantista» è difficile immaginare come la Cassazione potrebbe ordinare un nuovo processo.

Ma gli scenari di oggi restano comunque tutti aperti, e fare un «toto-sentenza» è impossibile.

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