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Rugby, contro l'Irlanda c'è un ct di troppo

Parte il sei Nazioni contro l’Irlanda con Mallett in panchina e Brunel alla finestra. In attesa dell’"effetto Celtic", il tecnico promette: "Si può vincere"

Rugby, contro l'Irlanda  
c'è un ct di troppo

«Questa Italia vuole vincere». Detta da Nick Mallett, un ct che ha vinto solo 5 partite sulle 31 della sua gestione, è una frase tutta da interpretare. L’Italia del rugby riparte dal Flaminio con il solito Sei Nazioni (ormai siamo alla dodicesima partecipazione), le solite speranze e i soliti dubbi: una squadra che promette tanto ma raccoglie poco, che non può più consolarsi con le onorevoli sconfitte, ma non riesce ad andare oltre qualche vittoria episodica, sparsa qua e là dove qualcuno ce lo permette.

Si riparte con l’Irlanda, curiosamente la squadra che ci aveva spinto più di ogni altra verso il Sei Nazioni, perdendo tre test match contro gli azzurri negli anni Novanta, ma poi non ci ha concesso più nulla, vincendo undici volte su undici nelle sfide del torneo. E si riparte convinti che questo possa essere l’anno buono per fare un grande torneo, per andare oltre l’eventuale partita strappata alla solita Scozia (quest’anno tra l’altro si giocherà ad Edimburgo e non sarà quindi facile), per capire se finalmente potremo centrare quei risultati che finora ci sono mancati.

Il bilancio di undici anni di torneo è però indubbiamente deludente: 7 vittorie e un pareggio contro 47 sconfitte non è proprio il ruolino che ci saremmo aspettati dopo quella indimenticabile ed entusiasmante vittoria sugli scozzesi del 5 febbraio 2000 che aprì la nostra avventura nel Sei Nazioni. Le premesse anche questa volta sono quelle di sempre, anzi affiora persino qualche ombra in più, legata alla strana situazione della panchina azzurra: l’Italia affronta infatti il Sei Nazioni con un ct ufficiale (Nick Mallett appunto) e un ct ombra (il francese Jacques Brunel) che incombe già all’orizzonte. Per ora la federazione si è trincerata dietro smentite ufficiali e ammissioni nei corridoi, mentre i giocatori hanno giurato fedeltà al coach sudafricano: «La squadra è con lui. Più dell'aspetto tattico, la carta vincente di Mallett è il rapporto con noi: Nick è uno che si preoccupa per te, ogni giorno», l’omaggio di Parisse al ct uscente. Di fatto si potrebbe però ricreare una situazione simile a quella che accompagnò le ultime partite di Pierre Berbizier, sfiduciato alla vigilia del mondiale francese con il risultato di uscirne con una serie di esibizioni poco edificanti.

Adesso la storia si ripropone: Mallett dovrebbe lasciare dopo il mondiale di settembre, ma con che spirito si va ad affrontare una stagione così impegnativa, avendo in atto una situazione così imbarazzante? Oggi dal Flaminio potrebbe arrivare la prima risposta, ma se le cose dovessero prendere una brutta piega, come si arriverebbe in Nuova Zelanda?
Situazione tecnica a parte, sarà anche il primo Sei Nazioni supportato dall’esperienza dei nostri giocatori in Celtic League: la squadra che affronta oggi l’Irlanda avrà in campo 6 giocatori del Benetton e 3 degli Aironi, le due franchigie italiane ammesse al torneo britannico. Mallett non si aspetta molto da questo «valore aggiunto» («Ci vorranno tre o quattro anni prima di raccogliere i frutti»), ma il confronto continuo con le migliori scuole europee dovrebbe lasciare qualcosa in più ai nostri giocatori.

Resta il fatto, comunque, che i nostri club sono sempre fanalini di coda in Europa, che le vittorie sono degli autentici exploit, mentre le sconfitte segnano spesso dei punteggi pesanti. Se aggiungiamo poi che qualche uomo chiave della nazionale (vedi il giovane mediano di mischia trevigiano Edoardo Gori) non riesce quasi mai a trovare spazio nella propria squadra, ci rendiamo conto delle attenuanti che può invocare Mallett. E del lavoro che attende Brunel.

Sei Nazioni- Ieri: Galles-Inghilterra. Oggi: Italia-Irlanda (Sky 2, 15.

30 e in differita alle 18 su La7) e Francia-Scozia.

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