Sei Nazioni a rischio per Roma. Se entro il 2013 lo stadio Flaminio non si sarà adeguato alle esigenze dei questo importante appuntamento del rugby mondiale, la nazionale italiana non giocherà più in casa le partite interne. La Federazione Italiana Rugby è stata chiara: per consentire il regolare svolgimento degli incontri del Sei Nazioni 2013 i lavori di ammodernamento del Flaminio dovranno concludersi entro il 2012. Tutto ciò significa che all'Italia è stato concesso un anno di proroga (i lavori avrebbero dovuto concludersi a fine 2011), ma che se all'inizio del 2013 la situazione fosse ancora quella attuale, lasciare Roma diventerebbe una scelta inevitabile.
Il Faminio dovrà dotarsi al suo interno (quindi non più con i tendoni) di un'area «hospitality» che ancora non c'è e dovrà garantire una capienza da 40mila posti fissi, senza più tubi o strutture smontabili. I lavori non sono mai cominciati. E ciò preoccupa la Federugby, che pure è in buoni rapporti con il Comune di Roma. La speranza è che il cantiere parta subito dopo la fine del Sei Nazioni 2011, altrimenti il «board» del torneo imporrà l'addio a Roma. Nessun problema per il delegato allo Sport Alessandro Cochi, che vuole tranquillizzare il Consiglio Federale: «Al momento è tutto sotto controllo - dice - secondo un cronoprogramma che abbiamo mostrato alla riunione in Campidoglio. Stiamo continuando con le fasi progettuali che sono a carico dell'amministrazione capitolina, in virtù dei circa 10 milioni di euro stanziati precedentemente, che ci permettono di curare i lavori di ristrutturazione interna che partiranno al termine dei Sei Nazioni 2011 e si concluderanno entro la fine dello stesso anno, per consentire lo svolgimento del Sei Nazioni 2012.
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