Ruggeri al Manzoni: «Uno show di musica per l’impegno sociale»

L’artista a fine tournée: «Canzoni per riflettere»

Ruggeri al Manzoni: «Uno show di musica per l’impegno sociale»

Antonio Lodetti

Chiude domani sera al «suo» teatro Manzoni (da dov’era partito) la fortunata tournée di Enrico Ruggeri che ha portato in giro per l’Italia il disco Amore & guerra unendo musica, poesia, racconto e impegno sociale (lo show è benefico e dedicato alla Vidas). «È uno spettacolo diverso di cui vado molto fiero - racconta Ruggeri - molto teatrale, con tante canzoni ma anche monologhi, proiezione d’immagini. Uno show per tutti, non solo per i miei fedelissimi fan».
Uno spettacolo che è stato molto bene accolto dal pubblico italiano. Un bilancio positivo.
«Certo, mi piace far vedere tutte le mie anime e odio ripetermi. Alla fine voglio che la gente pensi di aver visto almeno cinque cantanti e cinque band differenti. E poi penso di aver centrato il mio obiettivo storico: quello di evitare la noia della kultura con la kappa e del divertimento idiota. Voglio che il pubblico si diverta in modo intelligente ma la tempo stesso sia portato a riflettere sui temi delle mie canzoni».
Un Ruggeri sempre più maturo anche musicalmente.
«Metto insieme tutti i suoni che mi influenzano, partendo dal rock e dalla musica d’autore e spaziando tra jazz, pop, musica etnica. Propongo i brani dell’ultimo cd Amore & guerra e molti dei pezzi, riarrangiati, che hanno segnato la mia carriera».
È uno spettacolo a sfondo benefico.
«Si, è dedicato alla Vidas. La morte è un argomento tabù per eccellenza, si ha paura della morte, non se ne parla. Così mi sembra giusto aiutare un’associazione che aiuta i poveri a morire con dignità senza sentirsi soli».
Anche in tv, conducendo Il bivio, si è dedicato molto al sociale. Rifarà il programma di Italia 1?
«Spero proprio di si. È stata un’esperienza incredibile: dare visibilità agli emarginati cercando di abbattere i luoghi comuni che li circondano e raccontando i loro sentimenti e le loro emozioni».
Finita la tournée ha nuovi progetti?
«Sto per debuttare nei panni di una nuova figura professionale: il produttore-baby sitter. Tra poco entrerò in studio per produrre il disco di mia moglie Andrea Mirò, ma lei sarà la protagonista e io dovrò occuparmi anche di nostro figlio Ugo. Una nuova sfida che accetto con gran piacere».
C’è qualcosa che le piace in particolare oggi nel mondo del rock?
«C’è tanta buona musica oggi ma c’è anche troppo desiderio di piacere e di sfondare al primo colpo. La musica che mi dà ancora emozioni è quella dei Jethro Tull, o il punk.

Insomma quella della mia gioventù».
Bisogna tornare al passato quindi?
«Unire il passato con l’attualità e con nuovi linguaggi. Il rock è sempre vivo, è vero che ha già detto quasi tutto ma c’è sempre qualcosa da scoprire».

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