Ruini ai cattolici democratici: «Se lì non avete spazio uscite»

Se i cattolici constatano che in una certo partito non c’è più spazio per il loro lavoro in difesa dei valori umani essenziali, «per coerenza dovrebbero rinunciare a quella collocazione politica». Parole chiare, quelle pronunciate dal cardinale Camillo Ruini, già presidente della Cei e Vicario del Papa, oggi presidente del comitato per il Progetto culturale della Chiesa italiana. Parole che entrano nel dibattito in corso innescato in questi giorni dall’abbandono del Pd da parte di Francesco Rutelli e dai movimenti centristi.
Il porporato ha concesso un’ampia intervista al giornale online ilsussidiario.net affrontando i temi dell’emergenza educativa e della questione antropologica. A una domanda sulla responsabilità dei parlamentari cattolici riguardo ai temi delle bioetica, e al fatto che essi sembrano non avere diritto «in alcune formazioni» politiche a una posizione «dettata dalla coscienza», Ruini ha risposto: «Penso che l’indicazione data da Giovanni Paolo II al Convegno ecclesiale di Palermo del 1995 sia ancora pienamente valida. I cattolici devono essere coerenti con i valori umani essenziali anche nel campo legislativo e politico. Nella misura in cui questa coerenza è esercitabile nell’una o nell’altra formazione politica, i cattolici possono svolgervi il loro compito. Se invece constatano che in una determinata formazione non ci sia più spazio, allora per coerenza dovrebbero rinunciare a quella collocazione politica». Il cardinale non dice di più, ma il contesto è riferibile alle polemiche anche recenti che hanno riguardato il Partito Democratico e le critiche rivolte a Paola Binetti per il voto sull’omofobia non in linea con le indicazioni del partito. La risposta di Ruini rappresenta dunque un invito a lasciare i partiti che non permettono ai cattolici l’esercizio della coerenza ai loro valori e la libertà di coscienza. Un invito che sarà apprezzato dai firmatari del manifesto rutelliano fuoriusciti dal Pd, anche se è ancora prematuro ipotizzare quali saranno gli sviluppi futuri della Cosa bianca centrista.
L’ex presidente dei vescovi italiani non ha eluso una domanda sulla «questione morale» dopo le polemiche degli ultimi mesi sulla vita privata dei politici e anche queste sono parole destinate a pesare: «Il richiamo della Chiesa è ben noto – ha detto – dai Dieci Comandamenti in poi. La Chiesa però non deve lasciarsi coinvolgere nell’uso strumentale di queste questioni, come spesso accade nel dibattito politico».
Buona parte della lunga intervista a Ruini ruota attorno ai temi eticamente sensibili. Il cardinale ricorda che «quando l’applicazione tecnologica della scienza contemporanea riguarda la vita stessa dell’uomo, il criterio in base al quale discernere sul suo impiego è quello dell’uomo come fine e non come strumento. Ciascuna persona umana è fine in sé e non può mai essere usata come mezzo per ottenere altri risultati». E spiega che a causa dell’«errore di fondo» di considerare la persona come mezzo «si stanno distruggendo embrioni per curare malattie, una pratica che tra l’altro la scienza stessa ha scoperto di poter evitare attraverso la riprogrammazione delle cellule staminali adulte». Lo stesso errore, afferma il porporato, si commette sul tema del «fine vita»: «Non si tratta di ricadere nell’accanimento terapeutico, ma semplicemente di rispettare la vita umana senza strumentalizzarla per altri scopi».
Ruini affronta anche il caso di Eluana Englaro, facendo notare come la giovane donna non avesse lasciato alcun testamento biologico, che è stato invece «presupposto»: «Un fatto di una gravità enorme». Su questi temi i politici cattolici, anche se in partiti diversi, dovrebbero dunque ritrovare trasversale unità, dialogando con tutti.

Anche se, ammette Ruini con una considerazione applicabile alle polemiche di questi giorni sul crocifisso, «ci sono laici che intendono la loro laicità come rifiuto di ogni ruolo pubblico della Chiesa e spesso anche come rifiuto di qualsiasi possibilità dell’esistenza di Dio».

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