Politica

Con Ruoteclassiche l'appuntamento delle "Sportive"

La rivista di automobilismo storico ripropone in ristampa le prove delle più belle auto sportive degli anni Sessanta, effettuate all'epoca da "Auto Italiana"

Ed eccoci di nuovo all'ottimo appuntamento con il terzo numero de «Gli anni d'oro di Auto Italiana», allegato che la rivista di automobilismo storico «Ruoteclassiche» propone con il numero di aprile, a fine marzo in edicola, dal titolo: «Le Sportive 1961 - 1966» (euro 4,70 oltre alla rivista). Nel numero di marzo («Le Sportive 1957 - 1961») si era visto come, dopo l'ultima «Mille Miglia» del 1957, l'automobilismo sportivo sia italiano sia d'Oltralpe avesse voltato letteralmente e compiutamente pagina, lasciandosi definitivamente alle spalle il peraltro affollato mondo dei piccoli preparatori per puntare mirino e attenzione verso una nuova generazione di auto, dalle caratteristiche fondamentalmente differenti: le cosiddette «fuoriserie di serie».
Potrebbe sembrare un paradosso, ma i fatti hanno dimostrato che non lo è stato. Anzi. Questa tendenza infatti si rafforzò nel corso degli anni successivi, diciamo attraverso tutto il decennio dei Sessanta e anche dopo, quando crebbe intensamente e sensibilmente l'offerta di modelli, anche grazie all'accresciuto interessamento da parte delle case automobilistiche produttrici nei confronti delle competizioni stradali.
Negli anni Sessanta, infatti, si assiste a una forte accelerazione - davvero sorprendente! - di questo fenomeno, al punto che si verifica una specie di mutazione del mercato, che in quelle forme non si era francamente mai vista prima.
Mentre nel decennio precedente - gli anni Cinquanta, per intenderci - alle Sportive si chiedeva (e ci si aspettava) eleganza e bellezza stilistica, ora, con l'avvento dei «favolosi» Sessanta, si tende a privilegiare nettamente l'aerodinamica.
La dritta in questo senso era stata data (e imposta) dalle gare in pista, in particolare quelle di «endurance», cioè di durata, che vedevano protagoniste le vetture a ruote coperte della categoria «Sport-prototipi». E' proprio attorno a queste splendide competizioni (purtroppo oggi - dove si spaccia per automobilismo sportivo una roba inguardabile come la Formula 1 - ormai «relegate» alla sola 24 Ore di Le Mans, almeno in Europa, in ossequio al dio Denaro e alla dea Pubblicità) che sono nati (spesso improvvisati) i primi laboratori sul campo (vale a dire a bordo pista, tra box e paddock) di aerodinamica, diciamo così, applicata.
A questo scopo, tutto diventa possibile.

Qualcuno (Zagato, tanto per non far nomi) arriva a segare perfino la coda delle proprie vetture, pur di farle andare più veloci e correre più forte delle concorrenti! Altri costruttori e carrozzieri si affidano sempre più a forme di design avanzato, in attesa della possibilità di accedere a quel costosissimo «mostro tecnologico» che era ed è la galleria del vento.

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