La Russa accontenta la Vincenzi: «Genova fuori dal piano sicurezza»

Il governo aveva già dato il via libera ai militari. «Ma la giunta li ha rifiutati, non verranno»

(...) Troppe le polemiche che si sono alzate dietro al disegno del Governo che, per presidiare meglio il territorio in zone critiche dei grandi capoluoghi di provincia, ha deciso, in via sperimentale, di inviare i militari. Una sperimentazione, niente di più. Si è trasformata nella militarizzazione delle città. Con Genova che di facciata polemizzava con l’iniziativa (neanche il Prefetto ufficialmente ha mai espresso stima per la scelta di Maroni e La Russa), poi, però, dietro le quinte lavorava perché gli uomini arrivassero davvero. Come conferma a Il Giornale il ministro della Difesa: «Genova in quell’elenco è stata inserita da me- chiarisce il ministro-. Ma non a caso, dopo dossier, rilevamento di dati e confronti con istituzioni e Prefettura. Nessuno si è alzato una mattina pensando a Genova e pensando di inviare i militari».
Nessuno da Roma si è sognato di indicare il capoluogo ligure a caso, insomma. La richiesta, anche se in maniera informale è partita da sotto la Lanterna. Non l’avrà fatta direttamente il sindaco, ma qualcuno si è mosso come dimostrano le parole di La Russa: «Non ho mai ricevuto una telefonata dalla Vincenzi, questo è vero. Ma non sono certo stati i miei amici, come sostiene il sindaco, a dirmi di mettere Genova nella lista. Abbiamo fatto delle valutazioni e, conoscendo personalmente anche la città, la ritenevo una scelta opportuna». In queste settimane se ne sono sentite di tutti i colori sull’iniziativa del governo. Con la sinistra radicale a scatenarsi contro il pacchetto sicurezza, seguita a ruota dal sindaco e anche dall’assessore di pietrista alla sicurezza Francesco Scidone. Mentre è la gente a chiedere maggiori controlli dalle periferie ad alcune zone del centro, l’amministrazione comunale ha fatto saltare ogni tipo di accordo e ormai non ci potranno essere ripensamenti, «alla chiamata si risponde la prima volta - ribatte La Russa- la seconda è già tardi». Si pensi a Sampierdarena, Cornigliano, Molassana, alla Valpolcevera o al centro storico. Chissà a quanti cittadini avrebbe dato fastidio vedere dei militari passeggiare per le strade giorno e notte.
La lista delle città è completa, Genova è fuori: «Era assurdo continuare con questa polemica della sinistra genovese. Il sindaco faccia pure, nessuno le impone nulla», conclude il ministro. L’idea di vedere divise diverse da quelle di carabinieri e polizia infastidisce chi non ama il colore militare. Per pura ragione estetica e culturale.

Perché il verde ed il marrone non sono le tonalità amate, perché per molti l’esercito significa solo guerra. O, semplicemente perché c’è sempre bisogno di attaccarsi a qualche discussione che non abbia la giunta come responsabile per deviare il discorso dai reali ed irrisolti problemi della città.

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