Politica

La Russa chiude il caso Zaia: «Farò una legge sull’Inno»

Roma Fratelli d’Italia: istruzioni per l’uso. Meglio prima della partita o alla fine della partita? Quando si inaugura una scuola o quando si apre un ospedale? Magari per dare il via al Festival di Sanremo o a Miss Italia? O semplicemente tutte le volte che si ha voglia di cantarlo? Insomma, quando si deve intonare l’Inno di Mameli? Il ministro della Difesa, Ignazio La Russa, sfinito dalla telenovela sull’Inno nazionale, che da quando è stato scritto nel 1847 non trova pace, taglia la testa al toro e decide di proporre che sia stabilito per legge quando l’Inno va cantato. «Presenterò un disegno di legge per disciplinare l’uso obbligatorio in determinate circostanze dell’inno nazionale - annuncia La Russa -. Occorre avere un riferimento normativo come per l’esposizione della bandiera». E che ne pensa il leader della Lega, Umberto Bossi, di una simile proposta? «La Russa faccia quello che vuole - taglia corto il ministro per le Riforme - basta che non venga a mettere becco al mio ministero». Insomma, ognuno si occupi dei dicasteri suoi.
Intanto la polemica con Luca Zaia, accusato di aver chiesto di non suonare l’Inno all’inaugurazione di una scuola elementare in provincia di Treviso, sembra superata, almeno per La Russa, dopo i chiarimenti giunti dallo stesso governatore del Veneto. Il portavoce di Zaia, Giampiero Beltotto, si addossa tutte le colpe e parla di un errore dovuto alla sua richiesta di stringere i tempi. Il presidente della Regione invece nega di aver chiesto che fosse suonato il Va pensiero al posto di Fratelli d’Italia e anzi sostiene che l’Inno è stato suonato. Zaia incassa senza battere ciglio il diluvio di critiche che gli sono piovute addosso e rilancia, adombrando una specie di complotto. In vista delle celebrazioni per i 150 anni dell’Unità d’Italia in effetti si sono fatte quotidiane le polemiche con la Lega sullo spirito nazionale, il tricolore e tutti gli altri simboli patriottici spesso non condivisi dagli uomini di Bossi. Ma Zaia ricorda di aver giurato sulla Costituzione e pure di essere «andato a centinaia di inaugurazioni e c’è sempre stato l’Inno di Mameli». Inno, assicura, cantato «anche a Fanzolo di Vedelago» ma, aggiunge, «evidentemente c’è stato qualcuno che ha voluto tentare di fare l’affondo». Insomma, hanno colto l’occasione per sparargli addosso.
La Russa ritiene che l’importanza dell’Inno sia stata spesso sottovalutata, anche in questa occasione, e apprezza che la scelta abbia valorizzato Verdi «più patriottico dell’Inno di Mameli». Si dice sorpreso che ci sia indignazione tra le file dell’opposizione.

«Mi fa piacere che a scandalizzarsi sia la sinistra - dice La Russa - la stessa che quando io ero un po’ più giovane e cantavamo l’Inno ci gridava fascisti».

Commenti