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La Russa: «È finita l’epoca del patteggiamento Servono i Vespri campani»

Il ministro della Difesa: «Basta coi veti. Fa bene il premier a pensare all’uso dell’esercito»

da Roma

Ministro La Russa, Berlusconi dice che in caso di necessità a Chiaiano interverrà l’esercito. È pronto?
«Il presidente del Consiglio fa bene a immaginare il ricorso alle forze armate, perché è necessario che sia chiaro a tutti che è finito il tempo del patteggiamento con lo Stato. Se il sito di Chiaiano sarà giudicato idoneo, questa volta non potranno esserci veti».
Sì all’intervento dell’esercito, dunque?
«L’esercito è già impegnato su due fronti. Intanto i militari guidano e forniscono i mezzi per la raccolta dei rifiuti, una decisione che aveva già preso Prodi e che abbiamo confermato. E poi abbiamo inviato alcuni uomini, prevalentemente del Genio, per dare un contributo tecnico».
E se ci fosse bisogno di presidiare i siti?
«Il decreto stabilisce che le discariche sono infrastrutture di interesse nazionale, ma non militare. Non sono, per capirci, delle caserme. E in questi casi la sicurezza spetta alle forze dell’ordine. Certo, se ce lo chiedessero potremmo intervenire. Ma per presidiarli in condizioni normali».
Quindi non se sono in atto delle manifestazioni organizzate...
«Guardi - nonostante sia stato spesso bistrattato, soprattutto negli anni ’70 e ’80 da una certa cultura di sinistra - il nostro esercito è abituato a rispondere “obbedisco” e a non tirarsi mai indietro. Il decreto prevede che Bertolaso possa richiederne l’intervento e la risposta in quel caso non potrebbe che essere “sì”. Ragionando poi con attenzione sulle condizioni d’impiego».
Cioè?
«Per contrastare manifestazioni di protesta serve non solo lo status di agente di pubblica sicurezza, ma anche una preparazione specifica e l’attrezzatura. Insomma, allo stato dell’arte l’impiego dell’esercito per l’ordine pubblico non è possibile. Nessuno vieta, però, che si decida di farlo visto che ormai gli strumenti legislativi ci sono».
Ma a certe condizioni...
«È una questione di buon senso. È chiaro che la preparazione non è un problema insormontabile, visto che già il nostro esercito svolge funzioni di polizia nelle zone dove siamo impegnati con le nostre missioni di pace. Mentre la questione dell’attrezzatura è più seria, perché gli scudi di plexiglas, i caschi antisommossa o i lacrimogeni non li possiamo certo chiedere in prestito alla polizia. E poi c’è il problema dello status giuridico. Quando l’esercito fu impegnato nei "Vespri siciliani", per capirci, i militari ebbero lo status di agenti di pubblica sicurezza».
Insomma, ci vorrebbero dei Vespri campani?
«Se è un modo per dire che l’intervento dell’esercito dovrebbe essere studiato nei minimi dettagli, la risposta è sì. Intanto perché dovrebbe essere concordato con i vertici delle Forze armate. E poi perché ci sarebbe da affrontare anche un problema di organico. Il nostro esercito, infatti, ha un eccesso di sottufficiali che sono sopra i cinquant’anni a fronte di una carenza di giovani soldati. E se si rendesse necessario un impiego per garantire i siti della Campania da eventuali manifestazioni di protesta sarebbero proprio loro a essere in prima linea. Insomma, è chiaro che servirebbe anche un importante dispiegamento di risorse».
Allo stato dell’arte, dunque, non c’è alcuna mobilitazione da parte delle Forza armate...
«In questo momento non è stata presa alcuna decisione in proposito. L’impiego dell’esercito oggi avviene in base al fatto che a Napoli c’è un’emergenza, come è accaduto nei giorni scorsi in Piemonte dove è intervenuto insieme alla Protezione civili con mezzi di terra ed elicotteri».
Si è polemizzato sulla superprocura. Lei che idea si è fatto?
«Non è affatto vero, come ho letto, che il governo vuole scegliersi il giudice. Tanto che le competenze sono state attribuite a quello che oggi è già il vertice dei pm di Napoli, cioè il procuratore capo. Il tempo stringe e il caldo rischia di portare con se anche problemi sanitari. Mi sembra quindi del tutto ragionevole stabilire che le inchieste sui rifiuti siano coordinate da un unico giudice e non affidate a mille interpretazioni diverse che rischiano di intralciare la soluzione dell’emergenza.

Un solo magistrato che quando individuasse comportamenti illeciti, dovrebbe intervenire senza alcuna esitazione».

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