Roma La verità, dice l’ex ministro Ignazio La Russa, è che «il governo Monti ha più paura delle proteste dei sindacati che delle obiezioni dei partiti». Altrimenti non si spiegherebbe perché abbia varato una manovra «lacrime e sangue, ma questo era previsto», e abbia scelto di «stangare la casa, le pensioni, le categorie professionali più vicine al centrodestra» ma abbia lasciato fuori, rinviandola a tempi migliori, la riforma del lavoro.
Eppure, ricorda l’ex titolare della Difesa, la riforma del lavoro è una delle conditio sine qua non poste dalla Ue. «Perché allora il governo ha deciso di rimandarla a dopo la manovra, invece di varare subito un pacchetto organico?». La risposta di La Russa è semplice: «Perché è la questione su cui sindacati e sinistra farebbero le barricate». Morale: «Noi del Pdl dobbiamo essere molto chiari: ci siamo impegnati a concedere un “certificato di sopravvivenza” all’esecutivo Monti, e dunque se porrà la fiducia la voteremo. Ma anche con eventuali emendamenti frutto della nostra azione accolti, con qualche addolcimento sulla prima casa e sul tetto delle pensioni, questa manovra non ci piace e rimaniamo incazzati».
Il suo giudizio negativo, assicura La Russa, è «largamente condiviso dal Pdl», e si incentra in particolare su due aspetti, che «contrastano platealmente due principi base del berlusconismo». Due aspetti per i quali «il Pdl di certo non voterebbe questa manovra», se non venisse posta la fiducia.
Primo punto: «La prima casa, come abbiamo sempre detto, è un bene primario, un diritto naturale e di libertà. E quindi non può essere tassato, come non può essere tassata l’aria che respiriamo». Quindi, «almeno entro un certo numero di metri quadri, deve essere esentato».
È infondata, spiega La Russa, l’obiezione che viene fatta, ossia che in tutto il resto del mondo esistono le imposte sulla casa di abitazione: «In nessun altro Paese la casa è il bene rifugio per eccellenza, il primo su cui si investe il risparmio delle famiglie: non a caso in Italia l’80% delle abitazioni è di proprietà, una percentuale senza paragoni in Occidente. Dunque merita un trattamento specifico».
Secondo punto, le pensioni: «Noi eravamo disponibili a discutere di allungamento dell’età previdenziale. Ma abbiamo sempre detto che le pensioni già in essere non dovevano essere diminuite neppure di un euro. Invece il governo dei tecnici sta facendo esattamente questo: con il blocco dell’adeguamento all’inflazione, per la prima volta vengono toccate le pensioni già acquisite».
Ma se i saldi della manovra, come ammette anche l’ex ministro del governo Berlusconi, sono intangibili, come si trovano le risorse per sanare queste due «ferite»? «Personalmente, non sarei contrario a una qualche forma di una tantum: ad esempio un mini-condono edilizio, non per premiare i grandi costruttori ma per attuare quello che già avevamo previsto nel piano casa. Ad esempio, consentire l’aumento del 20% delle volumetrie, che potrebbe consentire anche una ripresa dell’edilizia e quindi fare sviluppo». Ma, dice La Russa, «la parola “condono” è un tabù: ammazzare i pensionati si può, condonare un piccolo abuso edilizio no».
Ignazio La Russa ci tiene a smentire quella che definisce «una leggenda metropolitana», ossia il fatto «che questa manovra crei altrettante sofferenze a sinistra e a destra». Non è vero, argomenta: «La sinistra ha qualche problema sulle pensioni, è vero. Ma il grosso delle categorie stangate dalle misure di Monti sono quelle più legate al centrodestra: lavoratori autonomi, partite Iva, professionisti, farmacisti, tassisti. La borghesia medio-piccola che vota Berlusconi, insomma». Dunque «non è affatto vero che, come scrivono i giornali, la sinistra abbia più problemi di noi a far digerire alla sua base questa manovra: nessuno sta peggio di noi, ora come ora. Oltretutto, loro hanno anche la soddisfazione di aver cacciato Berlusconi, anche se tra un po’ mi aspetto che cominceranno a comparire i manifesti del tipo “Aridatece er puzzone”...».
L’ex ministro della Difesa ne ha anche per Di Pietro, che sostiene che basterebbe annullare l’acquisto di 190 cacciabombardieri per evitare i tagli della manovra: «Di Pietro fa finta di non sapere come stanno le cose. Io per primo, quando sono arrivato alla Difesa, ho cercato di abbattere quell’esborso. Purtroppo sono investimenti pluriennali a lunga scadenza avviati da tempo, e dunque anche se li tagliassimo non si inciderebbe sulla spesa corrente.
Mentre ci sono tagli concreti ai costi della Difesa che avevo già studiato e che ho lasciato in eredità al mio bravissimo successore: bloccare per qualche
anno le assunzioni nella Marina e nell’Aeronautica, che non ne hanno bisogno, comporta un grandissimo risparmio». Quanto all’Ici per la Chiesa, La Russa frena: «Non sono un baciapile, ma attenti a non fare cose punitive».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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