Tra scienza e sensibilità, arabeschi orientali e asprezze della nostra cultura svetta larte coreutica di Maliphant. La grande prosa fa pausa e rimane a spiare dietro le quinte del Teatro Valle, dove - oggi e domani - trova casa la danza sperimentale intellettualmente curiosa, culturalmente ardita e visivamente emozionante di Russell Maliphant. Il celebre ballerino - canadese di nascita, svezzato artisticamente sul parquet della Royal Ballet School - danzerà sulle tavole del Valle insieme con la sua compagnia multietnica. Per una due giorni darte coreutica intesa come linguaggio corporeo adattato ai fermenti culturali di vari continenti e teso alla ricerca di una vigorosa spiritualità esaltata dal rapporto dinamico dei corpi - spiccano ben tre titoli, due dei quali vengono presentati in prima nazionale. Si inizia con One Part II, splendido assolo di algida astrazione dello stesso Maliphant su musiche di Bach. Un concentrato di virtuosismi e tecnica assimilato dal coreografo nei suoi anni di apprendistato britannico, e poi rielaborati attraverso lo studio, lesplorazione del movimento nello spazio scolpito dalla luce (il rapporto simbiotico luce-movimento). Si prosegue con due segmenti coreografici presentati in soluzione di continuità su musiche di Andy Cowton: Two Times Three e Push, interpretati da Winifred Burnet Smith, Elisabetta DAloia, Saiko Kino, e la coppia Alexander Varona-Julie Guibert. Creazioni che traggono ispirazione dai movimenti della capoeira, del tai-chi, dello yoga indiano e del contact improvisation statunitense.
In questo doppio quadro Russell Maliphant prosegue nel solco delle sue originali sperimentazioni multiculturali. Two Times Three tende a esaltare i corpi dei danzatori, imprigionati dentro coni di luce e accarezzati da chiarori radenti, al ritmo di musiche ipnotiche.
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