La Russia aprirà i suoi giacimenti all’Eni

Al gruppo di Scaroni il 25% nei pozzi di gas siberiani da 600 miliardi di metri cubi

Laura Cesaretti

nostro inviato a Mosca

Durante il volo verso Mosca, a bordo dell'aereo presidenziale, Romano Prodi era stato esplicito: «Il capitolo energia è il primo punto dell'agenda dell'incontro con Putin, abbiamo bisogno di sicurezza nell'approvvigionamento di gas». E non era casuale la contemporanea presenza in Russia, per un incontro con il presidente di Gazprom Aleksej Miller, dell'amministratore delegato Eni, Paolo Scaroni. Con il quale il premier italiano ha avuto un colloquio a quattr'occhi appena atterrato.
Poche ore dopo, al Cremlino, Prodi ha potuto annunciare che non ripartiva a mani vuote dalla sua prima visita lampo in terra russa, e che dal colloquio con Putin era uscito il primo via libera politico all'accordo sul gas cui le diplomazie di Eni e Gazprom stanno lavorando da mesi: «Abbiamo improntato una nuova fase di collaborazione energetica», ha comunicato il presidente del Consiglio durante la conferenza stampa finale, a fianco di Putin. In pratica, l'Eni potrà partecipare allo sfruttamento di nuovi giacimenti siberiani, e Gazprom staccherà bollette ai consumatori italiani. Il presidente russo gli ha fatto eco, dicendosi assai soddisfatto perché «è importante per me sentire che c'è una disponibilità italiana ad ammettere imprese russe sul mercato della distribuzione in Italia, scambiando questo con l'ammissione di imprese del vostro Paese verso giacimenti di petrolio e gas sul nostro territorio, come già facciamo coi partner tedeschi». E Prodi ha discusso con Putin anche della possibilità di una crescita dell’Enel sul mercato russo dove è già presente.
Al tempo stesso, il premier italiano ha dichiarato che l'Italia si schiera a fianco della Russia di Putin nella controversia con l'Ucraina sugli approvvigionamenti energetici, e che lui e il suo governo useranno «tutta la nostra capacità di persuasione» nei confronti di Kiev. «Condivido la forte preoccupazione che Putin mi ha più volte ribadito - ha spiegato ai giornalisti prima di decollare di nuovo alla volta di Roma - da parte sua e anche nostra c'è l'impegno ad insistere con l'Ucraina perché riempiano le riserve sotterranee che sarebbero sufficienti ad evitare nuove tensioni energetiche il prossimo inverno». E «preoccupato» si è detto anche Scaroni, secondo il quale Gazprom è «un fornitore molto affidabile, e ha ragione nella disputa con l'Ucraina, che non può pretendere di pagare per il gas solo un quarto del prezzo di mercato». L'Ucraina, secondo l'ad di Eni, «non sta riempiendo gli stoccaggi, o almeno così ci dicono qui. E questo rischia di essere un problema: se avesse un altro inverno freddo, l'Ucraina potrebbe essere tentata di spillare il gas dal tubo come ha fatto l'anno scorso per diversi giorni».
L'intesa tra Eni e Gazprom dovrebbe ricalcare quella già conclusa tra il gigante del gas russo e la tedesca Basf: ossia l'ingresso di Eni nello sfruttamento del giacimento siberiano di Juzhno-Russkoe (600 miliardi di metri cubi di riserve) con una quota del 25%, offrendo in cambio ai russi l'accesso alla rete di distribuzione italiana. Ma non è l'unico risultato della missione russa che Prodi ha tenuto a sottolineare: si sta aprendo, ha spiegato «una nuova fase di rapporti commerciali e di investimenti incrociati».
E il fiore all'occhiello è la joint venture firmata davanti a lui e a Putin da Finmeccanica e l'azienda aeronautica russa Sukhoj per la produzione di aerei da trasporto passeggeri di media grandezza (85-95 posti, ha tenuto a precisare Prodi).

Annunciato anche l'avvio di una trattativa per la costituzione della «prima merchant bank italo-russa», una banca di diritto italiano gestita al 50% con Mosca, destinata ad «accompagnare le imprese italiane nella loro espansione internazionale, non solo in Russia».

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