"Svolta per la proprietà privata. Ora linea dura anche sui morosi"

Il presidente di Confedilizia Giorgio Spaziani Testa plaude alla nuova legge: "Se la casa occupata è l'unico domicilio basterà una telefonata al magistrato"

"Svolta per la proprietà privata. Ora linea dura anche sui morosi"
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Per Giorgio Spaziani, presidente di Confedilizia, le norme del decreto sicurezza che tutelano la casa possono segnare una svolta a favore della proprietà privata: è il segnale di una nuova mentalità?

«Sì, lo spero e ci credo. È un cambio di linea che avrà conseguenze, nella testa di una parte della politica, ma anche di funzionari e autorità che si sentivano impotenti di fronte all'illegalità. Deve cambiare la mentalità che porta a scaricare sui privati un problema pubblico: la paura di mandare in strada chi occupa un alloggio privato. Pensiamo agli immobili occupati da anni, magari portati ad esempio per le attività meritorie che si svolgono all'interno, quando però la proprietà è di qualcun altro che paga l'Imu. E ora bisogna avere il coraggio di andare avanti».

In quale direzione?

«Alla casa vanno date più certezze. Per esempio, alle procedure di sfratto, nei tempi e nei modi. Abbiamo già presentato una nostra articolata proposta al ministro Nordio. Servono sfratti veloci, anche per il tema del caro affitti».

In che senso?

«Sfrattare in tempi certi e rapidi chi non paga o chi ha finito la locazione significa avere più case in affitto, allargare il mercato affitto e abbassare i canoni. Servono le norme, ma non bastano: anche il procedimento giudiziario più perfetto e rapido poi viene seguito da una fase esecutiva dove entrano in gioco ufficiali giudiziari, forza pubblica, istituzioni locali. Ecco perché questa nuova legge può essere un punto di partenza anche culturale».

Quali sono i punti chiave del decreto sicurezza?

«Per la casa a noi interessa esclusivamente l'articolo 10. Che introduce due elementi: un nuovo reato - occupazione arbitraria di immobile destinato a domicilio altrui e soprattutto una nuova procedura, che è l'aspetto per noi fondamentale. Il nuovo reato del codice penale (634 bis) aggiunge a edifici e terreni, che già erano tutelati, anche il domicilio e alza la pena da 4 a 7 anni a chi lo occupa. Perfetto, ma noi non crediamo che nuovi reati o pene più alte siano la chiave. Decisiva è la conseguente modifica del codice di procedura penale».

Cosa prevede la nuova norma (321 bis)?

«Tempo fa mi chiamò dal Giappone una giornalista che aveva saputo di un'occupazione che in Italia durava da 15 anni. Voleva capire come è possibile che, se viene trovata un'auto rubata, la si restituisce al proprietario, e la casa invece no. Ebbene, ciò accadeva perché esistono tanti comportamenti pratici e un problema giuridico procedurale. Ora, finalmente, questo punto è stato affrontato. Il procedimento di reintegrazione del possesso dell'immobile richiedeva una serie così articolata di operazioni da parte del proprietario che, di fatto, la tutela mancava. Ora la nuova norma prevede che se l'immobile occupato è l'unico domicilio del denunciante, la polizia giudiziaria può e deve intervenire immediatamente. E in caso di resistenza dell'occupante, possono procedere coattivamente previa une semplice autorizzazione anche orale o telematica del giudice: basta una telefonata. È una novità assoluta. E un gran passo avanti».

Lei crede che questa norma verrà applicata con facilità?

«Qualche giorno fa, emesso il decreto, il governo ha citato due casi di immediata applicazione di questa norma. Se il buongiorno si vede dal mattino è un buon segno. Poi certo, i miracoli non li fa nessuno, ma se le forze dell'ordine faranno il loro dovere, come io sono certo, con coscienza, questa norma la applicheranno. E noi chiediamo fin da ora che venga estesa a tutti gli immobili, non solo nel caso dell'unico domicilio».

La proprietà privata è da oggi più sicura di prima?

«Le occupazioni sono un fenomeno che crea tanti danni, non solo la violazione del diritto proprietà.

Ne derivano sempre degrado urbano e perdita di valore nelle aree circostanti. Ma anche la de-responsabilizzazione del pubblico, enti, istituzioni, cittadini: quando certe situazioni sociali ed economiche vengono scaricate sui privati, poi non vengono risolte da chi dovrebbe».

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