La Russia conquistata dal mobile made in Italy

Il nostro Paese è il principale fornitore estero dell’ex impero sovietico, primo cliente per tasso di crescita

nostro inviato a Mosca

Libreria a muro: 30mila euro. Scrivania: 22mila euro. Due poltrone in pelle: 9mila euro. Ecco lo studio privato di un manager russo, totale: 61mila euro.
E ancora: arredamento completo di una residenza di 2mila metri quadri (taglio medio della metratura per la nuova borghesia moscovita) da 800mila euro in su. Il meglio del comparto mobile-arredo è schierato da ieri al Crocus Center per la terza edizione dei Saloni WorldWide Moscow, l’ormai tradizionale appuntamento con l’eccellenza del Made in Italy, organizzato da Cosmit-Federlegno. E i numeri non hanno bisogno di commenti. L’export di mobili italiani in Russia nel 2006 è di circa 800 milioni di euro, cifra che ha portato la Russia a diventare il primo cliente per tasso di crescita (più 26%) e il quinto in valori assoluti. Entro il 2008 si potrà festeggiare l’arrotondamento a un miliardo, un traguardo prestigioso a portata di mano. Dal 2000 al 2006, infatti, le esportazioni di mobili italiani in Russia sono aumentate a un tasso medio annuo del 20%, mentre il mercato mondiale cresce annualmente del 5% circa. L’Italia, quindi, mantiene e consolida la sua posizione di principale fornitore estero della Russia. «Oggi la Russia - ha detto Rosario Messina, presidente di Cosmit - è un mercato fortemente ricettivo per le nostre esportazioni, ma il nostro progetto è iniziato molti anni fa quando Mosca era ancora una scommessa. Offriamo l’idea del progetto dell’abitare italiano. Basti pensare che ogni anno a Mosca si costruiscono case per oltre 10 milioni di metri quadri, e ogni casa ha bisogno di essere arredata... ».
Il design, quindi, come punta di diamante del made in Italy, il fattore che ha scatenato l’innamoramento per il prodotto italiano, e non solo nell’arredamento, in un mercato che evidenzia una marcata disponibilità finanziaria per i prossimi cento anni.
«A Mosca - ha detto Manlio Armellini, ad di Cosmit - vivono circa 15 milioni di persone. Uno studio attendibile ci dice che almeno 14mila hanno una disponibilità d’acquisto di circa 6mila euro ogni qualvolta escono di casa». I Saloni WorldWide, ha precisato Messina, «sono un modo per rispondere al fermento del mercato e alla positiva evoluzione del sistema distributivo che sta, seppure lentamente, avviando un processo di razionalizzazione attraverso la costituzione di piccole e grandi catene specializzate». Ieri sera, a salone chiuso, la sigla di un’intesa tra Kartell e Gum, la più grande catena dei magazzini di lusso di tutto l’ex impero sovietico: «Apriremo il 20 novembre proprio sulla piazza Rossa - ha detto Claudio Luti, presidente e ad del gruppo Kartell -, copriremo il settore food e casa. Il nostro primo mercato, tuttavia, è ancora quello italiano, ma seguono a ruota Francia, Usa e Asia, con buone prospettive per tutto il Sudamerica, Brasile in testa».
Da queste parti il mobile va, rigorosamente firmato.

Anche se il WorldWide, secondo il pensiero di Messina, si trova di fronte al difficile compito della selezione commerciale, ovvero la ricerca di interlocutori affidabili da presentare alle imprese. «I nostri saloni - ha concluso Messina - non aiutano solo ad esportare il Made in Italy, ma sono essi stessi made in Italy d’esportazione».

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