da Milano
Ci sono sempre più euro nei forzieri valutari della Russia. Anche Mosca si sta infatti adeguando al processo di progressivo spostamento verso la moneta unica che molti dei Paesi dellOpec e anche la Cina hanno da tempo intrapreso. I ricchi proventi derivanti dal petrolio, la fonte di maggior profitti, stanno contribuendo a gonfiare le riserve valutarie russe e a garantire un continuo flusso di liquidità da investire in asset stranieri.
Secondo lultimo rapporto trimestrale sulla zona euro della Commissione Ue, il 40% dello stock monetario russo, pari a 250 miliardi di dollari (ma altre stime parlano di una cifra equivalente a 350 miliardi di euro), è oggi costituito da euro, mentre dal gennaio 2005 le autorità monetarie moscovite hanno accumulato circa 100 miliardi di dollari in attività denominate in euro. Bruxelles non appare preoccupata da un fenomeno che rischia comunque di avere ripercussioni sullandamento del cambio: «Tali cambiamenti non hanno condizionato la liquidità globale, ma possono avere un effetto sul livello dei tassi di interesse nelle maggiori regioni economiche del mondo».
Il processo di «eurizzazione» della Russia, dove fino al 2001 il dollaro rappresentava circa i due terzi di tutte le transazioni in valuta estera, è legato essenzialmente a due fattori. Il primo è indotto dai sempre più stretti rapporti daffari tra lex Paese sovietico e lUnione Europea. Il secondo rimanda alla debolezza del dollaro, rispetto alla quale lamministrazione Bush non ha mai voluto intervenire. Anzi: semmai, la svalutazione del biglietto verde è stata agevolata per sostenere le esportazioni.
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