Massimiliano Scafi
da Roma
Cè Franco Marini, che spinge «i due blocchi a trovare un filo di collaborazione» perché, dice, «non si può governare a colpi di fiducia». Cè Francesco Rutelli, che vuole «civilizzare le relazioni con la Cdl» e invita lUnione a capire le ragioni della Chiesa perché, spiega, aveva ragione Palmiro Togliatti: «Con i cattolici non bisogna solo fare un compromesso, ma comprendere il radicamento». E cè Clemente Mastella, che fa un altro passo verso il Vaticano. La prossima Finanziaria, promette, «mostrerà sensibilità per i tempi che sono propri del mondo cattolico». Cè persino Fausto Bertinotti, che intende «collaborare con le forze interessanti del fronte borghese».
Code sulle autostrade italiane nel primo weekend di agosto. File anche, su tv e giornali, di leader della sinistra moderata, uno dietro laltro impegnati prima delle ferie a gettare ponti, a cercare intese, a prepararsi ad eventuali diversi scenari. Distinguo e riposizionamenti che sintrecciano con il dibattito sul partito democratico e con lipotesi di una Grosse Koalition in caso di caduta di Romano Prodi. Che seguono le aperture al dialogo di Casini e Fini. Che guadagnano gli applausi di Forza Italia. «LItalia ha bisogno di stabilità e fiducia nel Parlamento - commenta Gaetano Pecorella -. Condivido perciò la proposta di Marini per una collaborazione sulle questioni di maggiore importanza. Cominciamo con la riforma dellordinamento giudiziario». Si avvicina una nuova fase? O sono solo «interviste estive», come le definisce Armando Cossutta?
Rutelli al Corriere ammette che sulla politica estera la Margherita sembra più vicina allopposizione che alla sinistra radicale e concede a Silvio Berlusconi «un approccio nuovo verso Israele». «Ma la linea europeista e atlantista è la nostra posizione da mezzo secolo. E sullAfghanistan tutta la maggioranza ha dimostrato senso di responsabilità». Il vicepremier scommette sulla durata del governo. Però critica «lanalisi superficiale di una parte dellUnione nei confronti del mondo cattolico, la Chiesa è perplessa per quanto stiamo facendo». Quanto allUnione, potrà allargarsi soltanto costruendo il partito democratico, una forza destinata a collegarsi non al socialismo europeo ma al partito democratico americano: «Sarebbe il vero passo avanti che potrebbe metterci daccordo. Senza integrazione, Ds e Dl sono destinati al trasformismo». Infine, il Cavaliere: basta demonizzazioni, bisogna invece «cercare di interpellare quellelettorato» e «sfidare la Cdl in Parlamento su alcuni temi come le liberalizzazioni, la riforma delle pensioni, il cuneo fiscale, lenergia». Parole distese, che si sommano a quelle altrettanto moderate di Marini. Per il presidente del Senato a Palazzo Madama cè «una situazione difficile», però non serve «la caccia al voto» piuttosto «una collaborazione nel rispetto dei propri ruoli». Basta fiducia, centrosinistra e centrodestra devono «affrontarsi a viso aperto» e trovare lintesa «davanti a grandi temi, quando cè linteresse degli italiani a vedere funzionare il Paese e le sue istituzioni e deve prevalere la responsabilità». Il centrodestra è interessato a queste aperture. «È la dimostrazione che la nostra linea era giusta», sostiene Lorenzo Cesa, mentre Adolfo Urso si dice pronto a discutere di immigrazione se non si butta a mare la Bossi-Fini. Contraria al disgelo resta solo la Lega. «Ogni provvedimento dovrà essere quello buono per far cadere il governo», dice Roberto Calderoli. Nel centrosinistra non tutti sono per il dialogo. Favorevole la maggioranza Ds, con il coordinatore alla segreteria Maurizio Migliavacca disposto al confronto sulletica pubblica. Contrario il correntone. «Il Vaticano che coincide con i cattolici, latlantismo senza una parola su Bush e fuori dal socialismo europeo. Quello di Rutelli - spiega Gloria Buffo - è un perfetto programma per i moderati». Pure i radicali lo attaccano.
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