Roma - Il nome a effetto non c’è ancora. Ma nell’attesa non chiamatela Cosa bianca, altrimenti s’arrabbiano: «A noi non interessano questi vecchi nomi». E non provate a sminuire l’avvio dell’ennesimo progetto centrista, definendolo «club di riflessione culturale», «circolo Rotary» o «piccolo partitino degli scontenti». Si sa però che per ora giocano in undici, come una squadra di calcio, e si conosce il modulo da tenere in campo: 1-9-1. Ovvero, tutti a centrocampo. È la squadra capitanata da Francesco Rutelli, pronto a stracciare il cartellino del Pd, visto che in panchina è arrivato un tale Pierluigi Bersani, figlio di quella «sinistra socialdemocratica» che rappresenta un «valore storico ormai superato».
Manca il fischio d’inizio, ma è tutto pronto per la partita dell’ex leader margheritino, convinto com’è che occorra «costruire una nuova offerta politica». Già, proprio così. E allora, ecco il manifesto-appello per il «cambiamento e il buongoverno», con cui dire basta al bipolarismo attuale e stop alla «guerra dei quindici anni che si ostina a non finire». Perché se la destra «non riesce a realizzare le decisioni e le riforme necessarie», l’opposizione imperniata sul Pd «non ha un’originale cultura politica e non propone un’alternativa credibile». Si arriva al dunque: va proposto agli italiani un «serio progetto politico democratico, liberale, popolare».
«Sì, lodevole! Ma quindi?», si chiedeva ieri, alle 17.28, un tale lello, sul sito internet appena messo in Rete. Bella domanda. Rutelli non si pronuncia, aspetta ancora prima di notificare il bye-bye dal Pd. E dà voce agli altri 10 della formazione, tendenzialmente ciascuno con il proprio ruolo, espressione di un settore ben riconoscibile. Così, tra gli altri firmatari del documento, si ritrovano il deputato Udc e fondatore della Rosa bianca, Bruno Tabacci, il presidente della Provincia di Trento, Lorenzo Dellai, il sindaco di Venezia, Massimo Cacciari, ma anche Andrea Mondello, Linda Lanzillotta, Giuliano da Empoli, Wilma Mazzocco, Elvio Ubaldi, Giuseppe Vita e Roberto Mazzotta.
Insomma, Rutelli ripartirà da qui. Da un’associazione su cui in futuro auspica convergano quei deputati, ma non solo, che disconoscono la linea impostata dal neo segretario pd. La speranza fa rima con gruppo parlamentare autonomo, poi chissà. Intanto, l’ex vicepremier registra il buon viatico del leader dell’Udc, Pier Ferdinando Casini, che incontra per un’ora alla Camera. «È stato un incontro positivo - riferisce l’ex inquilino di Montecitorio - e mi sembra che Rutelli stia lavorando bene. Questo bipolarismo ha umiliato la politica italiana negli ultimi anni e siamo vittime da un lato dei ricatti della Lega e dall’altro di quelli di Di Pietro». Secondo Casini, quindi, «Rutelli pone una questione vera, un’esigenza che l’Udc ha già posto alle Politiche dello scorso anno. I nostri percorsi sicuramente si incontreranno».
L’incrocio avverrà quanto prima. Allo studio, infatti, vi sarebbe un accordo per le Regionali di marzo. Ma Rutelli, in ogni caso, (rimanendo comunque presidente del Copasir, a meno che non decida autonomamente di dimettersi), dovrà prima abbandonare in maniera ufficiale i democratici. Altrimenti, difficilmente Casini, pur interessato a tenere vivo il progetto, sarà disposto a sposare in toto un’iniziativa su cui qualcuno, dalle parti di via dei Due Macelli, vuole già vederci chiaro: «Non è particolarmente vivace, anzi, per adesso pare un po’ asfittica». Presto ci sarà la prova del nove. Ma Casini, per capirci, non ha l’intenzione di bruciarsi la possibiltà di stringere alleanze locali pure con il centrodestra. Quindi, al di là delle dichiarazioni di facciata, sotto sotto rimane a guardare.
Nel frattempo, in casa Pd, dove si teme una dannosa fuoriuscita della componente vicina a Rutelli, si moltiplicano gli appelli, più o meno convinti, per un suo ripensamento. A partire dal nuovo leader. «I nostri elettori sono stati chiari: andate avanti, andate avanti insieme», spiega Bersani, subito dopo aver ri-sancito l’alleanza con l’Idv.
«I tre milioni di persone che hanno partecipato alle primarie», aggiunge, rappresentano «un messaggio unitario» e si deve «sentirne la responsabilità». Ma a metterci il carico, guarda caso, è Antonio Di Pietro: «La sua mossa è ingiusta». E «se fosse stata una lite tra marito e moglie... uno schiaffone!».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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