Da Rutelli a Renzi in tutti i Sensi

Da Rutelli a Renzi in tutti i Sensi

Assistiamo da troppo tempo a eventi che dovrebbero sconvolgerci. Nelle ultime settimane si è raggiunto il culmine della barbarie con le decapitazioni di James Foley, Steven Sotloff e David Haines, comunicate al mondo intero come messaggi pubblicitari che interrompono la navigazione sul web. Oltre agli ultimi fatti che richiamano eventi più vecchi come l'assassinio di Daniel Pearl, avvenuta nel 2002, sappiamo che esistono altre innominabili realtà. Donne lapidate perché accusate di adulterio, bambine infibulate e spose in tenera età, bambini kamikaze e la condanna a morte per gli omosessuali e le presunte spie. Eppure l'indignazione non scatta. Ospedali e scuole usate come arsenali e la vita che vale meno di niente. Non osiamo un paragone tra la nostra civiltà e la loro. Se nel cristianesimo e nell'ebraismo la carità appare come la legge fondamentale e abbandonare la propria religione non comporta nessuna sanzione, nella sharia anche l'apostata merita di morire.

I nostri valori appaiono ridimensionati se non ci riguardano, non siamo etnocentrici e pensiamo sia una questione di relativismo culturale, che giustificherebbe dei comportamenti contrari alla nostra morale perché considerati normali in casa d'altri. L'etnocentrismo ci fa paura. Non vogliamo guerre di civiltà e di religione, xenofobia che genera paura e odio nei confronti degli altri che sempre più spesso sono i nostri temuti vicini di casa. Relativismo culturale, che non giudica la cultura diversa da se partendo dal presupposto che la sua sia migliore. Nel 1906 il sociologo americano W. G. Sumner scandalizzò l'opinione pubblica schierandosi contro l'etnocentrismo e affermando che anche il cannibalismo e l'infanticidio hanno un senso nel contesto dove vengono praticati. La cultura seleziona certi aspetti del comportamento rispetto ad altri e a questa selettività corrispondono diversità fondamentali che esigono rispetto. Ma anche se sono molto più difficili da rilevare, esistono dei tratti comuni ad ogni latitudine. Si chiamano universali culturali. Apparteniamo tutti alla stessa specie e il fattore innato gioca un ruolo importantissimo perché riguarda l'istinto di autoconservazione e di conservazione della specie, che abiti a Boston a Roma o a Baghdad. O almeno così si pensava che fosse, prima di questi eventi raccapriccianti che hanno messo in discussione l'esistenza di universi culturali che sono stati da sempre la salvezza del mondo. In tutto il pianeta esistono il lavoro cooperativo, i riti funebri, il tabù dell'incesto.

I fondamentali sono legati alla nostra biologia. Il cucciolo d'uomo matura più tardi di quello di tutti gli altri animali. L'essere umano si è evoluto perché ha protetto il suo bambino dal pericolo e gli ha fornito il tempo necessario alla maturazione e introiezione di valori universali quali l'amore e il rispetto del gruppo sociale. Altri valori universali sono la proibizione dell'omicidio, della menzogna, della sofferenza umana. Su questi almeno non dovremmo transigere. Se una società incentiva la morte come valore al posto della vita sarà la fine di tutto. Golda Meir diceva: la pace arriverà quando gli arabi ameranno più i loro bambini di quanto odino noi.

karenrubin67@hotmail.com

In un mondo in cui l'ultimo dei portaborse non saluta e alza pure il sopracciglio, sorprende incontrare un vecchio amico, Filippo Sensi, spin doctor di Matteo Renzi, che non solo saluta per primo ma ricorda con piacere i pomeriggi trascorsi insieme in bicicletta. Lui, ex uomo di Rutelli, è quello che con uno scoop fece dimettere il ministro britannico Liam Fox.

Già è abbastanza stupefacente scoprire che più di tre milioni di persone abbiano seguito il festival delle parole al vento celebrato in contemporanea con due talk show su Rai3 e su la7. Diventa addirittura strabiliante che due milioni e mezzo di telespettatori abbiano avuto la masochistica pazienza di rimanere ad ascoltare i sussurri di Prodi. Servirebbe sapere: da svegli?

Nel mirino di alcuni parlamentari e di due giornalisti seduti fuori della buvette un vestito super griffato e riconoscibile per il tipo di stampa, indossato sere fa, in una trasmissione tv, dal ministro Maria Elena Boschi con esposizione delle gambe sotto la scrivania. A sentire quei critici veniva in mente la favola di Esopo «la volpe e l'uva».

Cambiare o conservare? Questo il problema. A vedere il presidente di Sel, Nichi Vendola, camminare su e giù vicino alla buvette della Camera, durante il discorso di Matteo Renzi, veniva da domandarsi che cosa stesse rodendo dentro al governatore della Puglia. Senza disturbare Shakeaspeare, c'è chi ha immaginato meditasse sulla sostituzione dell'orecchino.

Look da guardare. Belli e brutti. Un chi sale e chi scende, da Transatlantico, improvvisato una mattina di buon'ora: pollice su per la coccarda gialla a favore dei marò indossata dal deputato Gianni Sammarco; pollice giù per il jeans calato con camiciona bianca e giacca nera di Rosanna Scopelliti (entrambi Ncd), molto sexy invece il top bianco di Alessia Marani (Pd).

A Roma si continua a tessere la tela che dovrebbe alla fine consegnare alle urne per le Regionali un centrodestra unito. Dopo i passi avanti in Calabria ed Emilia Romagna, sarebbe spuntato un nome condiviso per la Puglia: Francesco Schittulli ( nella foto ), oncologo, presidente della Lega italiana per la lotta contro i tumori, presidente della Provincia di Bari. A quanto pare il nome sarebbe gradito all'intera coalizione, anche se restano le resistenze dei paladini delle primarie vicini a Raffaele Fitto. Senza contare che c'è già chi è sceso in campo autonomamente candidandosi alle primarie, come il vicepresidente del Consiglio regionale Nino Marmo.

Patente ritirata all'ex sindaco «renziano». Marco Zambuto ( nella foto ) fino a pochi mesi fa era il primo cittadino di Agrigento ma da ieri non potrà guidare per un po' neanche la macchina. La polizia stradale infatti lo ha beccato mentre effettuava un sorpasso in un tratto di strada con striscia continua. La «punizione» esemplare è scattata immediatamente. Ma questa è solo l'ennesima «tegola» che cade sulla sua testa. Se Zambuto non è più sindaco della Città dei Templi, infatti, è per via di una condanna a due anni e 20 giorni relativa a un'inchiesta su degli spazi acquistati dalla Fondazione Teatro Pirandello di cui era presidente. Un mese prima delle dimissioni, inoltre, Zambuto si è candidato, per l'area renziana, anche alle elezioni europee, ma senza successo: i suoi 65mila voti non sono stati sufficienti per conquistare una poltrona a Strasburgo. Il ritiro della patente, insomma, arriva solo buon ultimo.

Povero Claudio Scajola ( nella foto ), non gliene va proprio bene una. Dopo l'arresto, il carcere e i guai giudiziari procuratigli dall'inchiesta sul caso Matacena della procura di Reggio Calabria, persino il suo Comune, Imperia, se la prende con lui. L'amministrazione infatti, vuol sanzionarlo per due telecamere poste a sorveglianza della strada che porta a Villa Ninina, la sua abitazione dove, attualmente, si trova agli arresti domiciliari. Il motivo? Quelle telecamere non sono «autorizzate». A raccontare la vicenda, Il Secolo XIX . Il difensore di Scajola, l'avvocato Marco Mangia, si dice certo che tutto verrà chiarito: «Le telecamere – spiega – vennero installate dal Viminale quando Scajola era ministro (dell'Interno, ndr )». Scaduto il mandato furono tolte. Ma poi Scajola le rimise per la sicurezza della sua famiglia.

E, è questo il motivo della sanzione, non avrebbe chiesto la necessaria autorizzazione. All'ex ministro dell'Interno il Comune contesta la violazione della normativa paesaggistica. La sanzione amministrativa non è stata ancora quantificata.

di Romana Liuzzo

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