Rutelli tace per rilanciarsi nel Pd

da Roma

Mentre escono una dopo l’altra sulle agenzie di stampa gli stralci delle conversazioni intercettate tra Consorte, Fassino, D’Alema e Latorre - colloqui che non possono non mettere in forte imbarazzo non solo i Ds ma pure l’attuale maggioranza di governo e il futuro Partito democratico - la Margherita sceglie la via del silenzio. Con due sole eccezioni, una casuale e l’altra obbligata da ragioni di bon ton diplomatico. La prima è quella di Arturo Parisi che, intercettato a Milano a un convegno su legge elettorale e referendum, non può sottrarsi ai cronisti che lo incalzano sul caso Unipol-Bnl. E nonostante sia stato proprio lui a lanciare nell’agosto di due anni fa la nuova questione morale con una lunga intervista al Corriere della Sera (in cui peraltro criticava le «esitazioni dei Ds su Unipol»), il ministro della Difesa è più che prudente. «Già commentare questi fatti - dice - significa avvalorare comportamenti quali il mancato rispetto del segreto istruttorio e l’uso improprio delle intercettazioni contro il quale abbiamo fatto sentire la nostra voce». E ancora: «Non ho mai amato guardare le cose dal buco della serratura e quando ho qualcosa da dire la dico a voce alta». La seconda eccezione, questa niente affatto casuale, è la tiepida difesa di Antonello Soro che, in veste di coordinatore del partito, parla a nome della Margherita. E si limita a dire che si «astiene da qualsiasi giudizio politico» perché «per quello che abbiamo potuto leggere non ci sono elementi di giudizio politico». Insomma, si tratta di qualcosa che «di politico non ha nulla».
Peccato che la situazione sia ben più complessa, tanto che nell’estate del 2005 fu lo stesso dietro il quale allora fu difficile non scorgere Piero Fassino. E allora perché oggi la Margherita è tanto cauta? Perché, spiegano deputati e senatori dei Dl, «è chiaro che la partita che si sta giocando è ben più grande di quanto possa sembrare». E, soprattutto, «non si sa dove si andrà a parare». Perché se da una parte è ovvio che il danno d’immagine per i Ds è considerevole, dall’altra è chiaro che una simile situazione in qualche modo spiana la strada alla Margherita per la leadership del Partito democratico (sempre se si farà). Insomma, i contraccolpi per la maggioranza di governo sono in qualche modo compensati. C’è, però, pure un altra questione che preoccupa non poco Rutelli.

Perché, se come è probabile, dalle intercettazioni dovessero emergere da parte di Fassino e D’Alema duri attacchi personali ai Dl e a Rutelli (che non hanno mai appoggiato la scalata di Unipol a Bnl), la situazione potrebbe incancrenirsi. «A quel punto - confidava preoccupato ai suoi collaboratori il vicepremier - non potremmo più stare in silenzio».
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