S. Cecilia, un anno di grande musica

«Sono costretto a chiudere la mia carriera professionale con il cappello in mano. Non è una bella immagine. Ma per i risultati fin qui ottenuti con questa prestigiosa orchestra posso aggiungere che almeno ne è valsa la pena». A parlare è Bruno Cagli, il sovrintendente dell’Accademia nazionale di Santa Cecilia. L’istituzione musicale attraversa uno dei momenti più brillanti della sua storia, eppure il rischio di rimanere «muta» cresce. Con la spada di Damocle del paventato decreto di riordino delle fondazioni liriche che promette lacrime e sangue per enti lirici e sinfonici, la situazione non è delle migliori. Eppure la produttività dell’istituzione sinfonica romana è tutt’altra che debole. «Io stesso mi stupisco a leggere i risultati - ricorda Cagli -. Oltre 900 appuntamenti in un anno. Con un lavoro a 360 gradi per la diffusione della musica classica». Ma non è solo una questione di numeri, si affretta a precisare Cagli. «Siamo tornati a essere protagonisti della scena internazionale tra tournée di prestigio e incisioni per la Emi, la Decca e la Deutsche Grammophone».
Nel presentare alla stampa la prossima stagione, il sovrintendente di Santa Cecilia vuole, quindi, puntare l’accento sul già fatto e sui traguardi raggiunti. Il futuro sarà radioso, viene da pensare scorrendo gli appuntamenti della nuova stagione, ma anche il presente è invidiabile. «Innanzitutto siamo capaci di raccogliere praticamente metà dei fondi necessari alla nostra sopravvivenza grazie al botteghino e agli sponsor - precisa il sovrintendente -. Sommando questo dato, più unico che raro nel panorama italiano, al prestigio dei nostri risultati culturali, c’è di che ben sperare anche per il prossimo futuro». Un futuro che inizia addirittura con un concerto «a grande richiesta». Sarà infatti il Guillaume Tell di Rossini ad aprire il 16 ottobre la stagione sinfonica 2010-2011. Ispirato all’omonimo dramma di Schiller, il Guillaume Tell è l’ultima opera di Rossini e anche quella che maggiormente si distacca dai moduli formali dell’opera seria italiana anticipando, per molti aspetti, il futuro grand-opéra francese. L’opera verrà eseguita in forma di concerto in una versione leggermente più ampia rispetto all’edizione del 2007, quando approdò per la prima volta nei programmi di Santa Cecilia. Del cast di allora rimane solo John Osborne (Arnold). Nuovi interpreti sono invece Malyn Bystrom e Gerald Finley. Per Antonio Pappano, quello con Rossini è il primo dei nove concerti che terrà per la stagione sinfonica di Santa Cecilia. Subito dopo il Guillaume Tell, Pappano chiuderà le celebrazioni per i bicentenari della nascita di Chopin e Schumann con due prestigiosi pianisti, tanto diversi fra loro ma ugualmente apprezzati dai pubblici di tutto il mondo: Lang Lang e Maurizio Pollini. Il primo sarà interprete (il 23 ottobre) del Concerto n. 1 in mi minore di Chopin, al centro di un programma che comprende la sinfonia dalla Semiramide di Rossini e la Sinfonia fantastica di Berlioz e che Pappano dirigerà poi in Germania nel corso di un’importante tournée con l’orchestra di Santa Cecilia. Pollini, invece, suonerà (il 20 novembre) Schumann in un concerto interamente dedicato al grande musicista sassone che Pappano affronta per la prima volta a Santa Cecilia. Il 18 dicembre Pappano propone un concerto «festoso» con i Divertissements del Guillaume Tell, seguiti dall’affascinante Cantata di Natale di Honegger che celebra la festa più importante dell’anno in modo «globale» con canti e testi provenienti da varie parti del mondo e che vede impegnati anche il Coro e le Voci bianche dell’Accademia. Tradizionale la seconda parte del programma dedicata al Secondo atto dello Schiaccianoci di Tcaikovskij presente poi anche nel «Concerto per il Natale e la Pace» insieme ad un brano di Ennio Morricone in prima esecuzione a Santa Cecilia. A gennaio Antonio Pappano ritorna a Mahler e al progetto che prevede l’esecuzione di tutte le sue Sinfonie in occasione del doppio anniversario della nascita e della morte (2010-2011). Dopo la Seconda Sinfonia dei giorni scorsi, il maestro tornerà (l’8 gennaio) ad affrontare la Sinfonia n. 6 (Tragica), che Alban Berg definì «l’unica Sesta oltre alla Pastorale di Beethoven») e poi il 12 marzo la Sinfonia n. 1, in programma anche nel corso di una lunga tournèe europea con l’orchestra ceciliana. Ma del concerto di marzo va segnalato anche l’Omaggio a Liszt nel bicentenario della nascita con il Primo Concerto per pianoforte eseguito da Boris Berezovsky, e la Sinfonia originale dell’Aida assai apprezzata, tra gli altri, da Toscanini e Abbado che ne hanno realizzato anche versioni discografiche. Ancora Mahler il 2 aprile con la Nona Sinfonia che Pappano ha voluto abbinare ai Cinque Pezzi per orchestra di Schonberg intitolando il concerto 1909, anno di composizione delle due partiture. L’ultimo impegno della stagione per Pappano cade il 9 aprile con l’intenso e toccante Requiem tedesco di Brahms. Il Requiem sarà preceduto da una nuova composizione di Ivan Fedele, AS soffio vitale, commissionata dall’Accademia di Santa Cecilia, così come era avvenuto nella scorsa stagione con Immolazione di Henze e ormai tradizione nei programmi diretti da Pappano a Santa Cecilia.
Di grande interesse, nella prossima stagione, la corposa presenza di una nuova generazione di direttori d’orchestra trenta-quarantenni che, pur essendo già affermati, giungono per la prima volta a Santa Cecilia. È il caso di Kirill Petrenko, che ha già diretto i Berliner Philharmoniker e a Roma (6 novembre) presenterà un programma russo con la Sinfonia di Salmi di Stravinsky e la Settima Sinfonia di Shostakovic; di Jonathan Nott, inglese specializzato nella musica romantica tedesca e nel repertorio contemporaneo; di Andris Nelsons, attuale direttore musicale della City of Birmingham, già orchestra di Sir Simon Rattle e impegnato a Santa Cecilia con la Quarta Sinfonia di Mahler nell’ambito delle celebrazioni per il doppio anniversario (11 dicembre); di Vasily Petrenko (fratello di Kirill) appena premiato con il prestigioso Brits Award 2010 della critica inglese e artefice fra l’altro della «resurrezione» della Royal Liverpool Philharmonic Orchestra; lo ascolteremo (15 gennaio) in un programma italo-russo che prevede, fra l’altro la cantata Alexander Nevsky di Prokoviev con il Coro di Santa Cecilia; di Alan Gilbert, successore di Lorin Maazel alla New York Philharmonic Orchestra, che il 19 febbraio dirigerà fra l’altro il ciclo completo delle Images di Debussy mai più eseguite a Santa Cecilia dopo l’indimenticabile interpretazione che ne dette Leonard Bernstein nel 1989; del canadese Yannick Nezet-Seguin, attuale direttore della Rotterdam Philharmonic Orchestra che (26 febbraio) accompagnerà Martha Argerich al pianoforte e dirigerà un capolavoro assoluto della musica del Novecento come il balletto Daphnis et Chloè di Ravel nella versione integrale; di Juraj Valcuha, direttore stabile dell’Orchestra sinfonica nazionale della Rai a Torino; del greco emergente Constantinos Carydis e di un altro greco, Leonidas Kavakos, fra i massimi violinisti in attività ma in questo caso anche sul podio per un concerto tutto beethoveniano (4 giugno). Ci sono poi i ritorni, come quello di Diego Matheuz, il giovane pupillo di Claudio Abbado, con un «tutto Rachmaninoff» che prevede l’esecuzione, per la prima volta a Santa Cecilia, della Sinfonia n. 1 (4 dicembre); di Kazushi Ono; di Nicola Luisotti, attuale direttore dell’Opera di San Francisco, che dedicherà metà del suo concerto (12 febbraio) a Nino Rota nel centenario della nascita (1911). Nel programma figurano anche Kent Nagano, ospite ormai abituale dell’Accademia; Semyon Bychkov, che dirigerà due concerti, uno classico (Schumann e Brahms il 7 maggio) e uno dedicato al War Requiem di Britten (14 maggio).


Non mancano, infine, due icone della direzione d’orchestra come Valery Gergiev, atteso per le Sinfonie di Mahler (la Quinta e la Settima con l’Orchestra ceciliana e poi la Terza, la Quarta e l’Adagio della Decima insieme con la sua Orchestra di San Pietroburgo) e Yuri Temirkanov, amato dal pubblico di Santa Cecilia al quale anche quest’anno dedicherà due concerti, uno dei quali prevede la Messa da Requiem di Verdi (29 gennaio).

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