Economia

Sabmiller a tutta birra, ora vuole Foster’s

In mezzo alla crisi c’è chi, sfruttando l’alta volatilità dei mercati, porta a casa ottimi affari e ne approfitta per crescere. Dopo la battaglia dei telefonini con l’operazione Google-Motorola parte infatti il risiko della birra. A muovere i carrarmati è stato Sabmiller, il secondo produttore mondiale di birre, che ha lanciato un’offerta ostile per il concorrente Foster’s del controvalore di 9,5 miliardi di dollari australiani (circa 6,9 miliardi di euro). L’offerta da 4,9 dollari ad azione in contanti è stata rivolta direttamente agli azionisti dopo che il consiglio di amministrazione della Foster’s aveva rigettato la proposta. Lo scorso 20 giugno Sabmiller aveva infatti presentato la sua offerta direttamente al cda della Foster’s che, con un comunicato il giorno seguente, l’aveva bocciata ritenendo che sottovalutasse «in modo significativo» la società. Il mercato tira soprattutto in quella parte di mondo che aggira la crisi, sull’onda del boom asiatico. Ma ecco che a distanza di un mese e mezzo Sabmiller è passata al contrattacco con un’offerta ostile rivolta a tutti gli azionisti.
L’acquisizione da parte di Sabmiller, che controlla già diversi marchi (tra cui l’italiana Peroni comprata nel 2003, Castle, Dreher, Pilsner Urquell) darebbe al gruppo il controllo della metà del mercato australiano. Nella nota con cui ha annunciato l’offerta ostile, dal cui ammontare andranno detratti i dividendi che Foster’s dovesse nel frattempo pagare, Sabmiller ha affermato di ritenere «attraente» la proposta fatta nel giugno scorso e, per questa ragione, ha ritenuto che «andasse sottoposta anche agli azionisti».
Foster’s, oltre all’omonima bionda, detiene altri marchi affermati sul mercato australiano (come Vb, Cascade, Crown), e produce, imbottiglia e distribuisce marchi di altri produttori come Stella Artois, Asahi, Corona. In maggio aveva realizzato uno spin-off delle sue attività nel vino (Treasury Wine) per focalizzarsi sulla birra e alimentando le attese del mercato per l’arrivo di possibili offerte. I dettagli della proposta di Sabmiller, che si finanzierà in parte con risorse a disposizione e in parte a debito, verranno sottoposti «a breve» al cda di Foster’s, alla Consob australiana (Asic) e alla Borsa di Sydney. Il prezzo offre un premio dell’8,2% rispetto alla chiusura della seduta precedente il 21 giugno e valuta il gruppo australiano 11,8 volte il margine operativo lordo. Quello di Foster’s è un mercato che ultimamente ha dato segni di sofferenza, ma che Sab è convinta di poter rilanciare soprattutto ora che la società di Melbourne si è sganciata dal business del vino. I prodotti, nei progetti dell’amministratore delegato di Sab, Graham Mackay, dovranno trovare nuova forza di penetrazione nelle piazze del Sudest asiatico. Il gruppo sudafricano di nascita, ma da anni basato a Londra, ha una lunga storia di M&A (fusioni e acquisizioni). La tentazione australiana era quindi inevitabile e non rimarrà isolata.
Altri giganti del settore, a cominciare dai giapponesi di Asahi potrebbero ora muovere verso le coste australiane. Kirin, d’altra parte, lo ha appena fatto acquisendo Lion Nathan, secondo brand di Sydney.

Nel risiko globale del beverage gli occhi degli analisti sono puntati anche su Diageo, che forte della penetrazione nei mercati emergenti (Russia in primis), potrebbe finire nel mirino per una fusione.

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