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Sabotaggi contro le linee ferroviarie. E la Francia è stanca degli scioperi

Danni ai sistemi di segnalazione del Tgv e taglio dei cavi: gli estremisti cercano di radicalizzare il conflitto

Sabotaggi contro le linee ferroviarie. E la Francia è stanca degli scioperi

Parigi - «I sabotaggi appesantiscono il clima dei negoziati», spara in prima pagina il quotidiano Le Monde di oggi 22 novembre. Effettivamente un’ondata di azioni illegali è stata scoperta ieri mattina lungo la rete ferroviaria francese. Ci vuol poco a immaginare che qualche frangia estremista dei ferrovieri in sciopero (contro la riforma pensionistica voluta dal governo) abbia deciso di giocare la carta del sabotaggio pur di creare ulteriori problemi ai connazionali che vogliono recarsi al lavoro.

La scelta dell’illegalità dimostra che l’attuale conflitto sociale francese si sta radicalizzando, nonostante le trattative svoltesi ieri tra rappresentanti delle Ferrovie, dei sindacati e del governo. Benché i leader sindacali abbiano condannato gli atti di sabotaggio alle linee ferroviarie (taglio di cavi e danneggiamento ai sistemi di segnalazione del Tgv), una parte degli scioperanti sembra vedere con compiacimento questo «sistema di lotta». In realtà la situazione attuale è caratterizzata da un lato dal radicalismo degli scioperanti e dall’altro dal loro progressivo isolamento. Ormai neppure un dipendente su tre delle ferrovie e neppure un dipendente su quattro dei trasporti pubblici urbani continua ad astenersi dal lavoro. Tuttavia i trasporti restano semiparalizzati proprio per gli atti di prevaricazione, che in varie forme vengono attuati allo scopo di impedire il ritorno alla normalità dei trasporti pubblici.

La gente è sempre più stanca di una situazione che impone crescenti sacrifici a chi deve recarsi al lavoro. Lo testimoniano due sondaggi, realizzati dall’istituto demoscopico parigino OpinionWay e pubblicati ieri dal Figaro. Secondo il primo sondaggio, il 69% dei francesi chiede al governo di non fare concessioni ai ferrovieri in sciopero. In poche parole, sette francesi su dieci solidarizzano con la posizione assunta dal presidente della Repubblica Nicolas Sarkozy, che ha ripetuto chiaramente: «Non cederemo». Il governo non intende fare marcia indietro sulla scelta chiave, che ha scatenato gli scioperi: estendere alle ferrovie e al trasporto pubblico urbano la regola - in vigore in tutti gli altri settori - secondo cui per andare in pensione col massimo occorre aver lavorato 40 anni. I ferrovieri vogliono invece mantenere il loro privilegio, che consente il pensionamento a un’età compresa tra i 50 e i 55 anni.

Il secondo sondaggio pubblicato dal Figaro si riferisce all’impopolarità dell’ondata di astensioni dal lavoro. Alla domanda «Questo sciopero vi sembra o no giustificato?», il 68% dei francesi risponde in modo negativo, e solo il 31% trova qualche valida giustificazione all’atteggiamento dei sindacati dei ferrovieri. Il sondaggio del Figaro fa un’altra rivelazione: gli elettori che alle presidenziali dello scorso maggio hanno votato per la candidata socialista Ségolène Royal, in occasione del ballottaggio finale, sono oggi divisi in due parti quasi equivalenti tra i favorevoli e i contrari allo sciopero. Dunque all’interno stesso della base della sinistra francese aumenta l’impopolarità di un atteggiamento sindacale oltranzista, che sta creando serie difficoltà al Paese.

Tra queste difficoltà ci sono persino i rifornimenti di carburante, che comincia a scarseggiare in varie parti della Francia. Ieri è stato l’ottavo giorno di sciopero dei trasporti, ma nel pomeriggio qualche segnale di speranza è giunto da alcune assemblee della base dei ferrovieri, pronunciatesi a favore del ritorno al lavoro.

Nelle principali città - quelle che l’apparato sindacale della confederazione comunista Cgt controlla in modo più diretto - è stato però confermato il proseguimento dello sciopero.

La Francia resta a piedi.

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