La città è pronta ad affrontare un'eventuale pandemia da influenza aviaria. «Che per ora resta una probabilità, e non una certezza». Parola della professoressa Maria Rita Gismondo, responsabile del Laboratorio di Microbiologia dell'ospedale Sacco - centro di riferimento nazionale per le emergenze infettivologiche con l'Istituto Spallanzani di Roma - e responsabile scientifica di un convegno sul virus dei polli tenutosi ieri alle Stelline.
Una «cabina-bunker» di massima sicurezza (livello P4) per analizzare i campioni biologici sospetti; un Pronto soccorso a due «corsie» per separare immediatamente i casi di routine dagli Sos; un test rapido (2-3 ore) per la diagnosi differenziale influenza aviaria-influenza classica; un accordo con un laboratorio londinese specializzato in accertamenti ad hoc, e fino a 36 letti per i malati da isolare. «Queste le nostre armi - ha spiegato l'esperta - che nei prossimi giorni saranno presentate ufficialmente alla Regione Lombardia». Ma per il Sacco queste misure d'allarme non sono una novità.
«L'emergenza è il nostro lavoro - ha sottolineato Gismondo -. Da anni siamo in prima linea. Prima contro le minacce bioterroristiche come vaiolo e antrace, poi contro la Sars e ora contro l'H5N1. Per noi non è cambiato niente. Regolarmente indossiamo maxi-tute protettive e ci misuriamo con il vero nemico numero uno: il panico collettivo».
Nel laboratorio diretto dalla professoressa Gismondo ci sono già i «primers», ossia si conoscono le caratteristiche geniche del virus che sta circolando. I primers sono indispensabili per fare una diagnostica rapida. «Ma quel che ci dà più lavoro è lavere a che fare con le paure della gente - ha ammesso la responsabile che coordina da sette a venticinque persone nei casi di massima allerta -. Siamo obbligati ad esaminare tutte le buste sospette che ci vengono consegnate. Il primo psicopatico che trova della polvere in casa e ha il terrore dellantrace chiama il 118. Da lì partono i verbali e noi siamo costretti a controllare ogni dettaglio con gran dispendio di tempo e di denaro». Per questo Gismondo invita i cittadini a mettere da parte ogni paura. È dimostrato che in caso di emergenza il terrore è un fattore che amplifica il rischio, per questo la Regione ha diffuso un opuscolo informativo.
Ma nelleventualità di una vera pandemia? «Se i posti letto in isolamento non bastassero, le soluzioni potrebbero essere due: convertire un ospedale in ospedale dellaviaria oppure, opzione da non escludere - è convinta lesperta - lasciare il malato a casa e curarlo lì, isolato e sotto misure igieniche e mediche strettissime. La psicosi è inutile - ha concluso lesperta - noi tecnici siamo pronti e non abbiamo paura».
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