«Quello che è successo a Roma è sì sintomo di insofferenza giovanile, ma indica anche che sono al lavoro nuclei organizzati che operano clandestinamente per trasformare il disagio in rivolta. Oggi, in Italia non esiste (ancora...) un movimento eversivo da cui possano scaturire energie terroristiche paragonabili a quelle che abbiamo vissuto negli ultimi trentanni del secolo scorso». Corregge il tiro, ma solo un po. Il concetto di base resta lo stesso: Maurizio Sacconi, il giorno dopo la bordata sul ritorno della stagione del terrorismo, lancia lallarme sui «nuclei clandestini», prendendo spunto dalla devastazione del 15 ottobre scorso nella Capitale. «Quanto accaduto a Roma - ha rincarato la dose il titolare del ministero del Lavoro - ci dovrebbe tuttavia far riflettere sullesistenza, nel nostro Paese, di spinte ribellistiche di non sottovalutabile potenzialità eversiva. Le tossine degli anni Settanta continuano a produrre patologia politica. LItalia non vive una condizione di guerra civile. Viviamo, tuttavia, quotidianamente un dibattito politico e una dialettica da guerra civile».
E che laria si sia fatta un tantino irrespirabile lo dimostra anche la nota riservata con la quale si raccomanda di assegnare la scorta al professor Raffaele De Luca Tamajo, giuslavorista e consulente della Fiat, finito sotto protezione su decisione della Prefettura di Napoli perché ritenuto «obiettivo sensibile» nella guerra giudiziaria (e di nervi) tra la Fiat, la Fiom, e le frange estremiste più irriducibili sui temi del lavoro. De Luca Tamajo, ordinario di Diritto del lavoro allUniversità Federico II di Napoli, è il «padre» della Newco di Pomigliano e lispiratore della clausola di responsabilità che punisce gli scioperi selvaggi nello stabilimento campano. In un post rintracciato nel blog «testimone del tempo», ora oscurato, il suo nome era indicato come il degno «successore» di Massimo DAntona e Marco Biagi agli onori della cronaca (nera).
Le forze dellordine e gli apparati di intelligence sembrano ufficialmente cauti nel lanciare lallarme terroristico, anche se sono almeno cinque le indagini su gruppuscoli della galassia eversiva tra Roma, Milano, la Campania e il Nord Est, mentre una sessantina, solo questanno, sono gli indagati per «eversione» accusati di attentati, irruzioni, invio di plichi esplosivi, minacce armate, danneggiamenti tra Bologna, Bolzano, Terni, Roma, Trento, Torino, Firenze, Messina e Genova. Presto si ritroveranno tutti nelle aule di tribunale.
Il potenziale collante fra i tentacoli delleversione rossa e le frazioni anarco/insurrezionaliste che si rifanno, come ultima, pubblica istanza, ai black bloc (protagoniste degli scontri con polizia e carabinieri) rilancia il timore di uneterodirezione riconducibile ai vecchi arnesi orbitanti nella galassia eversiva solo sfiorati dalle indagini sul terrorismo di seconda generazione, entrati «in sonno» per tempo o comunque rimasti prudentemente ai margini, e dunque mai identificati, come «fiancheggiatori». Non a caso nel rapporto dellintelligence sui black bloc divulgato recentemente da Repubblica si fa riferimento «ad ex della lotta armata finiti sulle barricate per nostalgia». Intercettando i teppisti in nero, scrivono gli 007, sono stati beccati «personaggi legati alla galassia delle ultime Br, in particolare ai Nuclei comunisti combattenti».
Leversione cambia, si adegua, prova a mimetizzarsi attraverso il moltiplicarsi di sigle per depistare e fare proseliti in terreni solitamente off limits. Insegue obiettivi che non somigliano ai «classici» delle nuove Br. Il 2011 è stato esplosivo da questo punto di vista: ordigni via posta, bombe inesplose, attentati fatti e falliti. Solo quatto/cinque mesi fa gli attacchi dinamitardi allEni a Bologna, alla caserma livornese della Folgore (il caporalmaggiore Albamonte ferito da un pacco a strappo) allUnicredit di Aosta.
(ha collaborato Simone Di Meo)
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