Sacconi: «Una legge? Solo se ce la chiedono le parti»

«Uno storico accordo che rimargina la ferita del 2009», quando cioè la Fiom rifiutò di firmare il contratto nazionale del settore metalmeccanico. Dal palco dell’assemblea di Trieste il presidente di Federmeccanica, Pier Luigi Ceccardi, esprime così la sua soddisfazione per l’intesa siglata da Confindustria e i tre sindacati confederali, che apre una nuova stagione unitaria. Mentre non condivide la posizione del numero uno della Fiat, Sergio Marchionne, che minaccia l’uscita da Confindustria in mancanza di una legge ad hoc sui contratti: «Le leggi le fa il Parlamento, io faccio le trattative sindacali». In ogni caso, la lettera di Marchionne a Emma Marcegaglia «avrà vigore a gennaio 2012 e in sei mesi lavoriamo per farla rientrare. Se facciamo le cose con coerenza e pragmatismo i risultati possono arrivare», conclude Ceccardi. Più possibilista la numero uno di Confindustria: «Se la Fiat pensa di non potersi adeguare a queste nuove regole, un’altra strada è quella di fare una legge. Se alla Fiat serve una legge noi non abbiamo una posizione di chiusura totale, possiamo ragionare». É una risposta, sia pure implicita, alle dichiarazioni rilasciate poco prima in videoconferenza dal ministro del Welfare, Maurizio Sacconi: «Noi non faremo una norma di legge se non richiesta dalle parti sociali».
Mentre è in diretta la replica al leader della Fiom, Maurizio Landini, che in platea ha incassato uno sportivo applauso dagli industriali presenti: «Mi fa piacere che Landini sia qui, ma gli dico che voglio un applauso come quello che gli imprenditori gli hanno rivolto quando verrò ad un’assemblea Fiom».

Un siparietto distensivo, poi la Marcegaglia entra decisamente nel vivo della questione: Landini ha affermato che dopo la lettera della Fiat agli industriali l’intesa sulla rappresentanza è durata solo 24 ore. «Mi dispiace per lui ma non credo che l’accordo durerà un giorno, durerà a lungo», conclude la presidente di Confindustria.

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