Sacconi: «La Ru486 non può essere incompatibile con la legge»

Roma«Non assisteremo passivi ad eventuali violazioni di una legge dello Stato, la 194». E il governo ritiene che la pillola abortiva possa essere incompatibile con la legge sull’interruzione volontaria di gravidanza (ivg) attualmente in vigore. «I dubbi che il sistema sanitario nazionale sia in grado di garantire la compatibilità tra il processo farmacologico con la Ru486 e la legge 194, mi sembra che siano molto diffusi nello stesso Parlamento, oltre nella società». A dirlo è il ministro del Welfare, Maurizio Sacconi, protagonista della prima audizione della contestata indagine conoscitiva sulla Ru486, promossa dal presidente della Commissione sanità del Senato, Antonio Tomassini. Audizione che prometteva di fare scintille e non soltanto perché sulla pillola abortiva si sta consumando uno scontro feroce tra maggioranza ed opposizione. Proprio il giorno prima dell’avvio dell’indagine l’Agenzia italiana per il farmaco (Aifa) doveva dare il via libera all’immissione in commercio. Ma i membri del consiglio d’amministrazione, pur confermando il sì alla commercializzazione, hanno rinviato al 19 ottobre la decisione definitiva prima della pubblicazione in Gazzetta ufficiale. Dunque per il momento la Ru486 non arriverà negli ospedali, anche se in alcune regioni viene già somministrata visto che gli ospedali possono richiederla direttamente all’estero. L’Aifa ha deciso comunque di rimandare la decisione per «cortesia istituzionale» visto che il Parlamento aveva aperto un’indagine e che il presidente Tomassini aveva inviato una lettera al presidente dell’Aifa, Sergio Pecorelli, per chiedergli di tenere conto dei risultati. Lettera che per l’opposizione (Pd e Idv) rappresenta un vero e proprio atto di censura nei confronti di un organismo tecnico indipendente come l’Aifa. Tomassini però respinge le accuse sostenendo che l’Aifa resta libera di agire come vuole.
Intanto l’indagine, i cui risultati non sono vincolanti, andrà avanti ed è proprio lo stesso Sacconi a chiarire che la commercializzazione della Ru486 non è affatto scontata come sembrano invece ritenere a sinistra. Il nodo è quello della compatibilità della pillola con i limiti imposti all’aborto volontario dalla 194. Per il governo non solo l’Aifa deve regolamentare il protocollo di somministrazione della pillola in modo che sia coerente con la 194 ma deve pure prevedere un monitoraggio che verifichi il rispetto effettivo della legge. Sacconi chiarisce pure che la convocazione dell’Aifa del 19 non sarà quella definitiva perché si dovrà rinviare la commercializzazione alla definizione di una «determina» che servirà appunto a specificare «nel dettaglio il protocollo e il percorso secondo cui dovrebbe svolgersi l’aborto farmacologico». Il punto è che con l’aborto chirurgico la donna torna a casa ad intervento concluso mentre con il farmaco non è possibile stabilire con esattezza il momento dell’espulsione del feto che, anche in base alla 194, deve avvenire necessariamente in ospedale. Il governo ritiene ci siano «pericoli per la salute della donna» che dopo la somministrazione del farmaco «si sottrae al ricovero ospedaliero e gestisce fuori dalla struttura sanitaria le possibili complicanze o il momento dell’espulsione».
Oltretutto Sacconi fa notare come, nelle regioni che hanno adottato la pillola abortiva, non ci sia «una pressante richiesta o una preferenza delle pazienti» per la pillola. Nel 2007 ad esempio la pillola è stata usata in Emilia Romagna, Toscana, Marche, Puglia e Trento per un totale di 1.

010 casi ovvero solo lo 0,8 di tutte le interruzioni volontarie di gravidanza.
Contrario all’indagine dettata «da motivi politici» il candidato alla segreteria del Pd, Ignazio Marino: «La Ru486 non è un farmaco sperimentale, esiste da anni, è utilizzato in molti Paesi».

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